Al di là dei test missilistici, delle regolari minacce agli Stati Uniti, delle enormi parate militari, della pettinatura del leader supremo Kim Jong-un, e dei “reportage” di Antonio Razzi, si sa molto poco della vita quotidiana nella Corea del Nord.
Buona parte di quel poco che è uscito dai confini del regime lo si deve a un architetto, imprenditore e produttore inglese: Nicholas Bonner.
Insegnante di architettura del paesaggio, nel 1993 Bonner visitò la Cina per motivi di studio, e da lì andò in Corea del Nord, restandone affascinato e continuando a visitarla per anni, finché, su idea di un suo amico del posto, decise di aprire un’agenzia viaggi, la Koryo tours, che oggi una tra le pochissime agenzie accreditate da Pyongyang a portare turisti all’interno del paese.
Come osservatore privilegiato, Bonner ha prodotto diversi documentari, tutti girati dal regista inglese Daniel Gordon (The game of their lives, A state of mind e Crossing the line), e persino co-diretto la prima commedia romantica nordcoreana finanziata con denaro occidentale.
Ma oltre alla sua attività di imprenditore in campo turistico e cinematografico, Bonner è anche un collezionista. Anzi, è probabilmente il più grande collezionista a livello mondiale di oggetti, grafiche, abiti, poster, accessori, cartoline e giocattoli della Corea del Nord degli ultimi decenni. Tanto che la sua raccolta — o perlomeno parte di essa, quella ritenuta più interessante da punto di vista grafico e storico — è finita in un libro, Made in North Korea – Graphics From Everyday Life in the DPRK, edito da Phaidon.
240 pagine, 500 illustrazioni, il libro mostra un po’ di tutto, dalle confezioni dei cibi ai biglietti delle partite, dai volantini commerciali alle targhette dei bagagli, tutto accomunato da un’estetica — chiaramente ispirata a quella dell’Unione Sovietica e della Cina comunista — rimasta praticamente invariata da cinquant’anni a questa parte, come in una sorta di capsula del tempo, quale la Corea del Nord effettivamente è.