A colpirmi inizialmente sono state le due tette, pardon, forse sarebbe meglio dire Boobs. Poi la collana con le capsule, 31 capsule necklace, una al giorno per tutti giorni del mese. Poi ancora 101 occhi, 101 eyeballs, il rubino floating gem… e potrei andare avanti per molto, perché la designer di gioielli giapponese Akiko Kurihara, di base a Milano, è veramente brava e gioca magistralmente con metalli preziosi, perle e gemme.
«Scoperte casuali nella vita quotidiana e piccoli ritrovamenti nei fenomeni fisici che usiamo inconsciamente. Da tali scoperte creo gioielli, usando l’umorismo e l’intelletto in modo minimalista. Mi piace sfidare ad espandere le possibilità dei gioielli, anche se sono piccoli oggetti. E mi aspetto che l’umorismo che metto nel mio lavoro mi connetta alle persone che indossano i miei pezzi, così come a quelli che li guardano», scrive Akiko.
Un umorismo sottile, minimale e piacevole che la porta, per esempio, a dar vita ad All that glitters isn’t pearl either, la più classica collana di perle Akoya in cui però un’unica perla è stata sostituita con una palesemente falsa. O All that glitters is not gold, dove una classica catena d’oro ha una maglia in alluminio.

© Akiko Kurihara

© Akiko Kurihara

© Akiko Kurihara

© Akiko Kurihara

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© Akiko Kurihara

© Akiko Kurihara

© Akiko Kurihara

© Akiko Kurihara

© Akiko Kurihara

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(tutte le maglie sono d’oro tranne una che è in alluminio — vedi foto sotto)

© Akiko Kurihara

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(qui tutte le perle sono vere tranne una, falsa — vedi foto sotto)

© Akiko Kurihara