Uno-Due #2 - Identity (foto: Frizzifrizzi)

Uno-Due: una rivista di cultura che parla di calcio

In tutto ciò che non riguarda il calcio, il termine tifoseria ha solitamente una connotazione negativa.
Quando un fatto o un’opinione raggiungono una massa critica di attenzione e di coinvolgimento del pubblico, e cominciano a far versare fiumi di inchiostro, a produrre ore di dibattiti e approfondimenti in tv, ad entrare nelle bacheche di Facebook e nei post su Twitter, a quel punto entrano in gioco le tifoserie. Si scatenano gli animi, si abbassa il livello del dialogo, prende piede la disinformazione e qualsiasi approccio serio al tema va a farsi benedire. Pensa ai vaccini, pensa all’immigrazione, all’apologia di fascismo, il consumo di alimenti di origine animale: arrivano i tifosi e — STOP — lasciate ogni speranza o voi che intendevate discuterne in maniera virtuosa.

Nel calcio, beh, nel calcio è un’altro paio di maniche. Se non è il cuore di questo sport, la tifoseria, ci siamo vicini. Il problema è che se vivere il calcio da tifosi va benissimo sia nella sfera personale che in quella del rito e del fenomeno collettivo, va molto meno bene l’assenza quasi totale di altri tipi di approccio.

Uno-Due #2 – Identity
(foto: Frizzifrizzi)

Prendiamo a esempio la stragrande maggioranza del giornalismo sportivo, sui giornali, in tv e sul web. Ci sono le fredde notizie, ci sono le cronache, ci sono gossip, ci sono le polemiche, ci sono gli opinionismi. È un giornalismo per tifoserie fatto con dinamiche da tifoseria.

Per fortuna ci sono le dovute eccezioni, quegli spazi — purtroppo pochi, seppur ben frequentati e con un pubblico molto attivo — in cui il calcio trascende la tifoseria e, anche senza dover rinunciare all’aspetto emozionale, diventa oggetto d’indagine.

Uno-Due #2 – Identity
(foto: Frizzifrizzi)

Una di queste eccezioni è Uno-Due, una rivista (che però ha il fisico piazzato di un libro d’arte) che prima ancora di essere una rivista sul calcio è una rivista culturale, e in quanto tale utilizza altri strumenti, altre metodologie, altri linguaggi per indagare l’oggetto-calcio: quelli dell’antropologia, o del giornalismo di reportage, del saggio scientifico, della teoria matematica, del memoir, della ricerca storica, della critica d’arte, della letteratura.
Poteva parlare di urbanistica, poteva parlare di alimentazione, di geopolitica, e invece parla di calcio, risultando una lettura eccellente pure per chi non ha alcun interesse in questo sport e tutto ciò che vi gira attorno.

Fondato da Andrea Timpani, Matteo Cossu e Daniele Sigalot e prodotto in collaborazione con Dude, Uno-Due prende il nome da una vecchia tattica calcistica, ha come motto «120 pagine, più rigori» e si auto-definisce «una pubblicazione sui riverberi del calcio su società e cultura» (mentre scrivevo questo pezzo, ho appuntato riverberi sul mio quaderno delle parole belle: a dirla tutta, non ho mai avuto un quaderno delle parole belle, l’ho creato e inaugurato in quel momento).

Uno-Due #2 – Identity
(foto: Frizzifrizzi)

Quello che ho tra la mani è il secondo volume, 256 pagine («più rigori»), copertina rigida, il formato simile a quello dei romanzi illustrati per ragazzi che pubblicavano negli anni ’70/80, tante illustrazioni, bellissime fotografie, un ottimo progetto grafico (a cura di Cossu, Luca Riva e Lorenzo Picchiotti, che hanno lavorato al redesign del progetto grafico originale, opera di Davide Di Gennaro e Ilaria Tomat).

Cossu, Timpani e Sigalot fanno uscire un numero all’anno, ciascuno attorno a un tema. Dopo Post-Mundial, con cui hanno esordito, è Identity l’argomento che lega i 19 pezzi.
Il magazine si apre con un reportage sui i giovani calciatori delle giovanili dello Shakhtar durante il recentissimo conflitto in Ucraina, prosegue con un approfondimento su una delle squadre e delle tifoserie più pazze d’Europa, il St. Pauli di Amburgo, e poi si sposta nei Caraibi, va ad analizzare storia ed economia degli sponsor sulle maglie, raggiunge in Argentina i nostalgici immigrati italiani e — lunga ellisse perché non ha senso, qui, dire tutto ciò che c’è — chiude in bellezza con birre, punk e Inghilterra anni ’80.

Uno-Due #2 – Identity
(foto: Frizzifrizzi)

Prima scrivevo di come ci fossero pochi spazi in cui parlare di calcio dal punto di vista culturale e di come Uno-Due riesca a farlo senza per questo lasciar fuori le emozioni.

Ecco, arrivato alla fine del volume è chiaro come il sole quanto sia davvero impossibile separare questo sport dall’elemento emozionale. Il difficile è portare le emozioni a un livello superiore. Uno-Due, però, ci riesce benissimo.

Uno-Due #2 – Identity
(foto: Frizzifrizzi)
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