Donne in cucina, donne che puliscono la casa, donne belle e felici di servire i propri mariti, di passare le giornate chiuse in casa a stirare, rammendare, infornare, spazzare, oppure, nella versione “evoluta e moderna”, segretarie civettuole che portano drink, riannodano cravatte, s’inginocchiano ai loro superiori, le forme sempre in bella mostra, il sorriso perennemente stampato in faccia a suggerire «trattami male, me lo merito, sono donna».
Le pubblicità degli anni ’50, specchio del sessismo imperante dell’epoca e contemporaneamente motore di un immaginario maschilista tuttora duro a morire (come duro a morire è il marketing che fa leva sulla discriminazione), si prestano ancora piuttosto bene a rappresentare la misoginia — strisciante o esibita — della società in cui viviamo: prendi ad esempio le dichiarazioni di un Berlusconi o un Trump e fai copia/incolla del loro macho-pensiero su una réclame vintage e vedrai che il collage funziona perfettamente, come dimostra questa satirica campagna intitolata Making America Misogynistic Again, pubblicata dall’artista/attivista siriano Saint Hoax mettendo assieme citazioni di interviste e affermazioni di Donald Trump con pubblicità degli anni ’50, ’60 e ’70.