Textile Design Adoptions: adottare la produzione della seta di San Leucio per innovare

C’è stato un tempo in cui il Bel Paese, pur esistendo come realtà geografica, dal punto di vista economico e politico era suddiviso in realtà simili ma diverse tra loro. Di quel tempo rimangono pochi segni e qualche ricordo tramandato nel tempo. Uno di questi segni è un piccolo gioiello architettonico ubicato nei dintorni di Caserta.
Il sito, che oggi è patrimonio dell’Unesco, nel ‘700 si era lentamente trasformato da casino reale a colonia manifatturiera in cui la produzione di tessuti in seta era nata come conseguenza naturale per dare lavoro ai poveri e “per non tenerli in ozio”.

Così iniziò la storia della Real Colonia di San Leucio, storia fatta anche di tessuti destinati all’arredo e a prodotti di abbigliamento (abiti, calze, broccati e velluti).
Poi la storia ha fatto il suo corso, il Bel Paese si è trasformato, l’economia e le sorti di San Leucio sono mutate, decadendo lentamente nel silenzio (quasi) totale fino alla chiusura degli ultimi setifici presenti nella cittadella.

(foto: Setificio Leuciano)
(foto: Setificio Leuciano)

«Tonia, senti, abbiamo realizzato dei progetti con le sete di San Leucio, oggi vado a vedere i prototipi, che dici ti piacerebbe venire a vederli?»
Così una telefonata mi apre le porte su una realtà ancora viva. Maria Antonietta Sbordone, che per l’omonimia io chiamerò sempre prof, mi invita ad entrare nel suo mondo e in quello dei suoi studenti, che in parte conosco bene, mostrandomi qualcosa che non credevo potesse ancora esistere e raccontandomi la sua avventura mentre, a bordo della sua Mini verde, giriamo intorno al Vesuvio per raggiungere il laboratorio in cui stanno realizzando i prototipi.

Qui incontriamo Marinella Giuliano, che per me rimarrà “la donna degli appunti visivi” (scatta foto per non dimenticare ciò che vede e che può tornare utile), che insieme alla prof mi racconta una storia sorprendente.

(foto: Setificio Leuciano)
(foto: Setificio Leuciano)

Nonostante l’egemonia del tessile che ancora domina la memoria di San Leucio, nel 2013 si è inserita una nuova realtà imprenditoriale che ha deciso di lanciare il guanto di sfida (culturale) al territorio, recuperando la produzione di tessuti in seta e cercando di destinarli anche all’abbigliamento.

L’ultimo telaio, da tempo fermo, ha ripreso a tessere.
E mi immagino la gioia nel sentir correre ancora la navetta, su e giù a svincolarsi tra l’ordito e la trama, pervaso da energia positiva a dare forma e sostanza alla nuova seta leuciana.

(foto: Setificio Leuciano)
(foto: Setificio Leuciano)

Grazie alla collaborazione tra Università, Setificio Leuciano e CNR, è stato possibile realizzare una piccola capsule collection (tre outfit più accessori) e una serie di carte da parati per la decorazione degli interni.

Sotto la guida della prof Sbordone, gli studenti hanno progettato i tessuti e disegnato i capi, realizzati poi in collaborazione con le eccellenze artigianali dei diversi distretti produttivi della Campania.

(foto: Setificio Leuciano)
(foto: Setificio Leuciano)

Io un po’ mi esalto, inizio a fantasticare. Vuoi vedere che la tripla elica, tanto decantata nelle ore di economia, quasi quasi può diventare realtà?
Lo scopriremo solo vivendo. Intanto, potremo goderci i risultati di questo percorso creativo il pomeriggio del 6 luglio in Piazza della Seta, a San Leucio, quando saranno esposti sotto gli occhi curiosi, nell’Hangar del Setificio, insieme ai tessuti e alle video installazioni realizzate in questi mesi di lavoro.

Se non avete mai visto la seta, o se credete di esserne intenditori, bisognerà farci un salto e “toccare” con i vostri occhi!

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