Dotato del dono della sintesi.
Quanti significati diversi può avere questa frase se detta in senso positivo o ironico, se riferita a chi comunica con brevi frasi taglienti o a chi non ti fa perdere tempo in riunione – provate a indovinare a quale categoria io appartenga. Ma soprattutto, quanto bella diventa se riferita a un chimico o a un alchimista.
In chimica la sintesi tra sodio e cloro dà la parte principale del comune sale da cucina, mentre in politica la sintesi tra Alfano e PD ci ha recentemente regalato un’occasione persa per schierarsi fuori dal medioevo. Poi c’è la danza – sintesi tra la musica e il movimento – oppure la Realtà Virtuale – all’incrocio tra i nostri sensi e i nostri device tecnologici.
Ogni tanto è bello anche inventarsi scenari del tutto nuovi e, come faceva Rodari, immaginarsi cosa verrebbe fuori potendo affiancare discipline del tutto diverse: cosa salterebbe fuori dalla sintesi di una carriola e l’arte dei nodi marinareschi? E dalla tradizione sartoriale napoletana e la mixologia caraibica?
Non so, forse un mondo sintetico descritto così ha tutto un suo fascino, e la sintesi nei tempi ha anch’essa il grande pregio di liberarci il tempo per andare oltre ciò che dovevamo dirci, per cominciare a fare.
Non so, la sintesi mi sembra una cosa a cui valga la pena pensare: ibridizzazione, nuove tecnologie, comportamenti e linguaggi che nei tempi e nei modi sembrano incredibili, eppure sono. Ad esempio l’altro giorno ho scaricato Snapchat, e cercando di capirla mi sono imbattuto in questo articolo di The Economist, in cui ho scoperto che its clunky user interface è disegnata apposta per non essere comprensibile facilmente. Almeno dagli anziani come me.
Poi sono andato a pranzo da Alessandro, amico e collega, papà da pochi mesi, CEO di Gummy Industries e un po’ di altre cose. A lui ho regalato questo bisticcio, con lui e con altri parlo spesso di quanto sopra.
Povero lui, avrete capito che forse io il dono della sintesi, non ce l’ho!