The Hyman Archive

(Futuri) Tesori d’archivio: la più grande collezione di riviste al mondo

Ha cominciato negli anni ’80, quando raccogliere le riviste musicali — per lui che faceva lo sceneggiatore dentro a MTV — era essenzialmente un lavoro di ricerca. E da allora non ha più smesso, arrivando ad averne oltre 80.000. E non solo di musica ma di ogni tipo, perlomeno tutto ciò che possa essere classificato come magazine di cultura pop: da quelle di moda a quelle di cinema, da quelle d’arte a quelle d’architettura, dallo sport ai fumetti, da Playboy al National Geographic, per un totale di più di 3000 testate differenti, provenienti da tutto il mondo, rarità comprese.

Quello allestito da James Hyman è un archivio da record. In effetti un record l’ha effettivamente registrato: è entrato nel Guinness dei primati nel 2012, quando ancora ne aveva “solo” poco meno di 51.000 (perché la collezione va avanti a passi da gigante, e l’anno dopo era già a 70.000).

Dj, produttore, presentatore, critico, consulente, voce-fuori-campo per svariate pubblicità e — come già accennato — sceneggiatore, Hyman è un occhialuto quarantacinquenne inglese dall’aria “sgamata” che ha cominciato a rendersi conto di esser diventato un collezionista solo quando, negli anni ’90, cominciò ad cercare ed acquisire intere annate di arretrati da altri collezionisti, finendo per diventare più fornito di qualsiasi emeroteca esistente sulla faccia della terra, compresa quella — già leggendaria — della British Library.

The Hyman Archive
The Hyman Archive

Da uno degli ultimi inventari (attività che richiede settimane, anche con l’aiuto di una squadra di lavoro), portato a termine nel settembre dello scorso anno, risulta che ben tre quarti della collezione consiste in riviste indipendenti, che gli esemplari vanno dai primi anni del ‘900 e arrivano fino a oggi, e che quasi il 90% è composta da riviste inglesi e americane.
A metà agosto l’archivio ha cambiato location, spostando le 15.000 tonnellate di carta in un magazzino più grande. Da allora è in corso anche un inventario completo che, nel momento in cui scrivo, a quanto risulta dalla pagina facebook, è arrivato alla lettera J.

The Hyman Archive
The Hyman Archive

Ovviamente, viste le dimensioni, Hyman non si sogna nemmeno di tenere il suo “tesssoro” tutto per sé. L’archivio viene visitato quasi quotidianamente da personaggi di ogni tipo — studenti, giornalisti, designer, curatori, ricercatori — e il materiale finisce spesso in giro per musei ed esposizioni, oltre che regolarmente consultato per la realizzazione di saggi, cataloghi e mostre, anche di altissimo livello. Dopotutto lì, tra casse e scaffali, c’è dentro praticamente l’intera cultura occidentale prodotta nel XX secolo.

Proprio per l’importanza di un risorsa del genere — specialmente nell’era “spartiacque” in cui viviamo, dove le informazioni hanno iniziato a viaggiare principalmente in forma di bit, piuttosto che su carta — James sta cercando il maggior supporto possibile per portare quella che è iniziata quasi per caso, che è diventata prima una semplice collezione e poi una sorta di ossessione, a un livello successivo: quello del progetto. E il progetto di James Hyman è digitalizzare tutto, traghettando quell’immane archivio analogico in un database elettronico e, magari con l’aiuto del cosiddetto “crowdsourcing”, e cioè una community di appassionati e di volontari — nonché gli stessi autori delle foto e degli articoli apparsi sulle rispettive riviste — che aiutino a catalogare i milioni di pagine che, si spera, verranno scansionate e pubblicate.

Ho scritto “si spera” perché servono fondi, e quindi finanziatori. E soprattutto serve il consenso — per via del copyright — di editori, artisti, giornalisti…
Hyman sta cercando di realizzare questa specie di sogno che affonda le radici nel passato per proiettarlo nel futuro, e per farlo ha bisogno del supporto di tutti, il che, per noi squattrinati, significa una cosa sola: far conoscere l’Hyman Archive, parlarne, passar parola, che è poi quello che sto facendo anche io adesso.

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