Stemmi, sigilli, bolli, timbri, nastri, corone e monogrammi negli ultimi anni hanno invaso il panorama grafico attraverso i loghi delle aziende, in una corsa verso il Sacro Graal dell’autenticità (il corsivo, qua, è usato in senso sarcastico), che ha portato anche marchi già presenti sul mercato, magari da molto tempo, a “rebrandizzarsi” per seguire la tendenza e darsi un tono—a tal proposito ti consiglio di guardare questa video-parodia delle aziende hipster).
Ecco quindi birrerie, bar, ristoranti, alberghi, marchi d’abbigliamento, negozi dell’usato, librerie, studi di design, startup tecnologiche (ma anche banche, pastifici, parrucchieri…) dotarsi del loro bello stemma araldico completamente costruito ad hoc (artificiale tanto quanto l’autenticità che rappresenta), andando alla conquista di un pubblico che fondamentalmente cerca di specchiarsi in quel che compra e nei posti che frequenta, e riempiendo un già affollato paesaggio grafico di facsimile e copie delle copie (il rovescio positivo della medaglia? Quando vedi un locale con un logo simile sai già chi ti trovi di fronte: gente che vuol farti pagare una birra molto più di quel che vale).
A raccogliere i più interessanti ci pensa un libro, intitolato Modern Heraldry e pubblicato dal piccolo editore inglese Counter-Print.
Nelle 144 pagine del volume sono oltre 350 i loghi, provenienti da tutto il mondo, realizzati anche da alcuni tra i più interessanti studi creativi, e divisi per “simbologia araldica”, anche se l’informazione più illuminante di tutte è da ricercare tra le informazioni che accompagnano ciascuno dei loghi, e più precisamente nell’anno di nascita, dove scopri che quasi tutti sono stati disegnati dal 2010 in poi.
