Faccio un passo indietro per spiegare come scegliamo, noi, qui, di Frizzifrizzi, gli articoli da pubblicare. Innanzitutto vediamo di dare in pasto ai lettori cose che in prima istanza siano piaciute, abbiano interessato, stimolato (talvolta pure in negativo, intendiamoci) anche noi. In secondo luogo, tastato “il polso” del lettore, facciamo in modo di procurargli quel che una volta passato attraverso il nostro filtro, il nostro modo di raccontarlo, possa sollazzarlo. Poi ci sono quelle cose che chiamiamo speciali (le abbiamo indicate pure lassù, nel menù, “speciali”), che pubblichiamo anche se magari sappiamo già che interesseranno pochi—c’è da dire che spesso, per fortuna, ci sbagliamo—e lo facciamo perché crediamo che siano comunque importanti.
Tastando il suddetto ”polso”—pure da quello, a volte, quante sorprese!—sappiamo che al lettore di Frizzifrizzi piacciono le mappe. E piacciono pure quegli articoli che abbiamo cominciato a chiamare tesori d’archivio, in cui segnaliamo collezioni di immagini e/o informazioni dal passato da utilizzare come riferimento, pungolo creativo, fonte d’ispirazione, materiale da rielaborare o mero passatempo (ci sta pure quello).
Questa cosa di cui vado ora a parlare, facendo parte di entrambe le categorie—mappe e tesori d’archivio—dovrebbe quindi essere la proverbiale carta vincente della giornata (ma, come ho già detto, ogni tanto ci sbagliamo).
Perché mappe? Perché quella che tra poco avrai tra le mani, o meglio sullo schermo, è una raccolta in pdf di una monumentale storia della cartografia.
Perché tesoro d’archivio? Perché i primi cinque volumi di questa serie di libri, pubblicati tra il 1987 e il 1998, sono pressoché introvabili e comunque costosissimi, ma la University of Chicago Press, la casa editrice universitaria che originariamente li ha messi in commercio, ha deciso di renderli integralmente disponibili, appunto in pdf (seguendo il link si può cliccare nelle varie voci del menu a sinistra per poi, una volta dentro, scaricare i pdf di ogni capitolo).
Si tratta di migliaia di pagine, scritte sì in inglese ma che riportano, raccontano, spiegano centinaia di antiche mappe, dalla preistoria (sì, pure i nostri antenati “cavernicoli” disegnavano mappe) al Rinascimento, passando la lente d’ingrandimento su ogni punto del globo e ogni cultura che l’ha abitato, dall’estremo oriente alle civiltà precolombiane, dalle tribù africane ai popoli dell’estremo nord, passando ovviamente per le nostre radici occidentali, dalle culture che si sono sviluppate nel Mediterraneo fino ai Comuni rinascimentali.
Beato chi avrà il tempo, la voglia, la capacità di scaricare e leggere tutto. Ma fortunato anche chi perderà il resto della giornata semplicemente a curiosare su quelle meraviglie dell’ingegno e della curiosità dell’uomo, trovando tante (ma tante) sorprese, spesso nascoste nei musei “dietro casa”.