Se oggi volare in aeroplano è un’esperienza non troppo diversa dal passare qualche ora in un carro bestiame (anche se un esperto del settore dice che la colpa è in parte di noi viaggiatori) fino a quarant’anni l’aviazione civile e commerciale era il simbolo per eccellenza del lusso: dopotutto, anche se suona un po’ retro, si usa ancora dire il jet-set quando si vuol indicare l’elite che vive in una dimensione spazio-temporale completamente diversa da quella di noi comuni mortali.
I piloti erano una sorta di eroi, le hostess delle icone di eleganza, i viaggiatori della prima classe dei semi-dei capaci di decidere i destini del mondo, e per qualsiasi art director, copywriter, graphic designer o illustratore, lavorare all’immagine o realizzare la campagna pubblicitaria di una compagnia aerea, era considerato il massimo, una “medaglia” da appuntare sul curriculum.
La vera età dell’oro del volo—dopo quella “eroica” dei pionieri di fine ’800 e dei primi del ’900—coincise col dopoguerra, quando anche le strategie di comunicazione e la sperimentazione grafica raggiunsero livelli prima d’allora inimmaginabili. Aggiungici il boom economico degli anni ’50 ed ecco spiegata la “congiunzione astrale” che fece arrivare alcuni tra i più grandi talenti creativi dell’epoca alla corte di Pan Am (Chermayeff & Geismar & Haviv), American Airlines (Massimo Vignelli), Twa (David Klein), Continental Airlines (Saul Bass)—ma anche le compagnie più piccole non furono da meno, seguendo le tendenze lanciate dalle “grandi”.
E se già tempo fa avevamo segnalato un archivio online con tantissime pubblicità “aeree” d’epoca, ora a raccogliere il meglio di quel periodo magico c’è ora un libro a cura di Matthais C. Hühne, grande appassionato di graphic design nonché editore e fondatore della piccola Callisto Publishers, che ha pubblicato il libro lo scorso maggio.
Partendo dal 1845 e arrivando fino al 1975, le oltre 400 pagine di Airline Visual Identity 1945-1975 raccontano e mostrano loghi, livree, manuali, manifesti, pubblicità e divise (anche se per approfondire la “moda in volo” suggerisco un altro volume)
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