Fino al ‘700, quando dovevi cancellare quel che avevi scritto col carboncino e — in seguito — con la matita, dovevi usare la cera oppure le molliche di pane. Non che i nostri avi non conoscessero la gomma. L’America, dopotutto, era stata scoperta da un pezzo. E in America gli indios dell’Amazzonia l’albero della gomma lo utilizzavano da tempo. Eppure il lattice estratto da quell’albero arrivò in Europa solo a metà del 1700, in mano a un matematico francese, Charles-Marie de la Condamine, che però non sapeva che farsene.
Solo vent’anni più tardi, nel 1770, l’inglese Joseph Priestley, che era un prete ma soprattutto un chimico, si accorse per caso che la gomma riusciva a cancellare gli appunti che stava abbozzando. La storia della gomma — non solo per cancellare, ma anche isolare, impermeabilizzare, ammortizzare, proteggere — per come la conosciamo ha inizio proprio in quel momento.
Per chi volesse saperne di più, però, rimando al sito Erasersworld, gestito da Julia Kokina, una ragazza russa che ha cominciato a collezionare gomme per cancellare nel 1996 e oggi ne ha più di un migliaio, che continua a scambiare con collezionisti e appassionati come lei, da tutto il mondo.
Su Erasersworld trovi non soltanto la storia, la composizione, le fasi di fabbricazione e le informazioni su tutte le più importanti aziende di gomma ma anche le foto della sua enorme raccolta, divise per marchi, tra modelli che chiunque di noi ha avuto nell’astuccio — Faber Castell, Pelican, Bic, Staedtler, Stabilo — e pezzi assai più esotici.