Erano i primi del ‘900, e il comune di Genova mandò un giovane architetto e ingegnere in missione negli Stati Uniti per studiare i frenetici cambiamenti urbanistici in corso in quelle che poi sarebbero diventate grandi metropoli: Chicago, New York, Philadelphia.
Col senno di poi si potrebbe pensare che nel capoluogo ligure avessero alzato troppo il tiro ma basta uno sguardo ai dati dell’evoluzione demografica di Genova e Chicago per accorgersi che nel 1860 la città italiana era ben il doppio di quella americana e dieci anni dopo le due sarebbero state quasi alla pari in quanto a numero di abitanti.
Quel giovane architetto, ingegnere nonché inventore, era Renzo Picasso, genovese, classe 1880, nessuna parentela col ben più celebre pittore spagnolo (sebbene i due fossero praticamente coetanei: Pablo nacque un anno dopo e morì appena due anni prima).
Padre ingegnere e nonno ingegnere, Renzo — che studiò al Politecnico di Torino — la progettazione ce l’aveva nel sangue. Ma al talento che la genetica gli aveva portato in dono, aggiunse una buona dose di visionarietà che lo portò a studiare sistemi di trasporto al limite della fantascienza eppure, in molti casi, assolutamente realizzabili, oltre ad anticipare sistemi e tecnologie che solo molti anni dopo sarebbero diventate di uso comune.
Tunnel e stazioni sotterranee, gestione del traffico (attraverso i semafori, che in Italia però arrivarono solo nel’25, prima a Milano poi a Roma e Torino), grattacieli come “strade” verticali, trasporti su più strati, “aero-garage”, macchine volanti e “caccia sommergibili”: all’epoca i progetti di Picasso, pure premiati nei concorsi e discussi sui media di allora, dovevano sembrare come quelle utopiche visioni delle città del futuro che oggi mettiamo sotto l’etichetta di “retrofuturismo” e guardiamo con un misto di sufficienza e ironia. Eppure molte delle idee sviluppate dall’architetto genovese avrebbero potuto essere realizzate e dare alle città italiane un modello di sviluppo urbanistico all’avanguardia.
E invece, ancora oggi, ci ritroviamo a dover combattere con una pessima pianificazione urbana, mentre Renzo Picasso, sconosciuto ai più, non ha avuto l’occasione di vedere neanche una delle sue intuizioni prender finalmente corpo.
Per fortuna, a togliere dall’oblio questa figura eccezionale, sono arrivati Luigi Berio e Paolo Vinci dello studio creativo (genovese!) Anteprima che, come hanno raccontato all’edizione locale di Repubblica, hanno impiegato anni per rimettere insieme l’archivio di Picasso, andando a cercare tra siti, biblioteche, collezioni private e bancarelle.
Il materiale raccolto oggi è disponibile per la consultazione, insieme al sito renzopicasso.com e a un negozio online, su Etsy, dove poter acquistare le splendide stampe realizzate nei primi anni del Novecento dal genio visionario eppure assai razionale di Picasso.