“Desidero comunicarvi una mia aspirazione” — uno dei temi di Thomas Pololi, su un foglio protocollo del 1993

Quadernini, feste delle medie, torri storte e bella scrittura: intervista a Thomas Pololi, fondatore di Quaderni Aperti

Qualche settimana ho parlato di Quadernini, l’archivio online di Quaderni Aperti, progetto che raccoglie centinaia di quaderni delle elementari e delle medie, dagli anni ’10 a oggi, pubblicandone le pagine più significative.

Poco dopo aver messo online l’articolo mi ha scritto Emma (Cacciatori), una delle nostre collaboratrici, dicendo: «conosco bene il ragazzo che ha cominciato la raccolta di quadernini. Si chiama Thomas e all’inizio collaboravo anch’io al progetto». Grazie a Emma quindi sono arrivato a Thomas Pololi, che ho subito tempestato di domande per saperne di più, cercando di capire com’è nato davvero un progetto tanto affascinante quanto pieno di potenzialità, e soprattutto come si svilupperà in futuro.

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Pagine di un quaderno del 1916, il più vecchio finora raccolto
Pagine di un quaderno del 1916, il più vecchio finora raccolto

Cominciamo dall’inizio. Cioè, se non sbaglio, dal 2005…

Ancora prima, era il dicembre 2003. Alla trattoria da Lina, una storica trattoria di Milano rimasta esattamente come era negli anni ’50, degli amici organizzarono una festa a tema anni ’80, la Festa delle Medie. Siccome io avevo qualche anno in meno di loro, pensai di portare da leggere i miei temi delle elementari. Li andai a ripescare in un cassetto nella casa dei miei genitori a Bergamo e quando li lessi scoprii che erano stupendi. Il “reading” fu davvero divertente, e dopo qualche tempo iniziai a chiedere agli amici i loro temi. All’epoca la mia era pura curiosità letteraria, non sapevo ancora che stavo per imbarcarmi in un’ossessione totale.

È cominciata così: alla trattoria da Lina, a Milano, rimasta esattamente com’era negli anni ’50, degli amici organizzarono una festa a tema anni ’80, la Festa delle Medie

Che cosa hai trovato (o ritrovato) in quei tuoi temi dell’epoca?

Nei miei ho trovato una scrittura molto curata, tante passioni che fiorivano e appassivano rapidamente e sogni che già allora sapevo non si sarebbero mai realizzati, come quello di viaggiare nel tempo.

La torre pendente di Pisa, 1979
La torre pendente di Pisa, 1979

Quindi quando poi hai iniziato a raccogliere i quadernini dei tuoi amici, inizialmente il progetto aveva una componente di ricerca emotiva e nostalgica, più che storica.

Sì, anche se forse era soprattutto letteraria. Mi piaceva la scrittura infantile, la logica dei bambini è molto diversa da quella degli adulti. Per esempio un bambino cui era stato chiesto di disegnare la torre di Pisa ha disegnato un castello con una delle quattro torri storta, perché lui le torri le aveva viste sempre attaccate ai castelli.
Queste cose mi piacciono molto, c’entra anche la comunicazione, sono i cortocircuiti di quando si cerca di dialogare con mondi diversi dal proprio, come quello dei bambini.
Anche nei temi scritti vengono fuori continuamente. Per esempio un bambino degli anni ’70 per risolvere il problema dell’annerimento del Duomo di Milano proponeva di costruire dei “grattori”, nella sua mente evidentemente non erano una cosa fantasiosa ma perfettamente logica.

Un bambino degli anni ’70 per risolvere il problema dell’annerimento del Duomo di Milano proponeva di costruire dei “grattori”, nella sua mente evidentemente non erano una cosa fantasiosa ma perfettamente logica

Fantastico! E fa anche capire quanto uno come Gianni Rodari fosse capace di ascoltarli davvero, i bambini, e di utilizzare poi la stessa logica fantastica.
Logica di cui poi tu sei diventato un vero e proprio collezionista, iniziando a raccogliere i quaderni. Hai cominciato a fotografarli e documentarli fin dall’inizio, quando i tuoi amici ti hanno dato i loro?

No, ci ho messo un po’, perché nel frattempo ci son stati diversi cambiamenti nella mia vita e all’epoca i quaderni erano una delle tante cose che mi interessavano. Ho iniziato a lavorarci metodicamente nel 2008, anche perché ne avevo raccolti già un centinaio.
Li scannerizzavo e li mettevo su un blog — che allora era su blogspot — chiedendo ai lettori di inviarmi i loro.

Quaderno delle cronache di Mariolina Margiotti, l'autrice di quaderni preferita da Thomas, 1944
Quaderno delle cronache di Mariolina Margiotti, l’autrice di quaderni preferita da Thomas, 1944

Che effetto faceva (e fa) ricevere quaderni di sconosciuti?

Spesso non sono totali sconosciuti, oppure ci conosciamo proprio per via dei quaderni, li sfogliamo insieme. Alcuni quaderni invece li ho acquistati in blocco da persone che fanno sgomberi di soffitte, o li ho acquistati online.
M’è capitato, andando a cercare informazioni sulla provenienza di alcuni quaderni, di trovare l’indirizzo e poter vedere il posto dove il bambino era andato a scuola e cresciuto. Ho anche quaderni di persone che non sanno che ho i loro quaderni, forse se ne sono liberate durante un trasloco e poi sono finiti in qualche negozio di antiquariato e alla fine da me. Solo che non so come dirglielo.

Ho anche quaderni di persone che non sanno che io ho i loro quaderni. Solo che non so come dirglielo…

[E dopo averci rimuginato un po’ su Thomas aggiunge:]

Comunque credo che la legge sia dalla mia parte.

Pagine di un esilarante quaderno interamente dedicato a Miguel Bosé, 1980-82
Pagine di un esilarante quaderno interamente dedicato a Miguel Bosé, 1980-82

Quaderni di sconosciuti che non sanno che qualcun altro li sta leggendo. Di spunti letterari ce ne sarebbero a bizzeffe.
Ogni quaderno te lo leggi da cima a fondo, prima di archiviarlo? Esiste un vero e proprio archivio, sistematizzato?

Sì, leggo tutto (ma ho un sacco di arretrati) poi fotografo le pagine che mi sembrano più interessanti. Esiste un archivio fotografico che pian piano catalogo quando ho un po’ di tempo, ma per poter proseguire serviranno sicuramente dei finanziamenti e altre persone, cose che per fortuna stanno iniziando lentamente a materializzarsi.
Diciamo che il mio sogno e obiettivo di vita è quello di dedicarmi al 100% a questo “lavoro”, favorendo anche la nascita di iniziative che favoriscano proprio la comprensione del mondo dei bambini.

Nel 2011 abbiamo iniziato a fare le “serate Quadernini”, dei reading di temi di scuola, presentati da un mio amico, che è regista, attore ed è anche un vero insegnante delle medie

Ecco, parlami del gruppo che c’è dietro. Ora non sei solo tu. Sul sito parli di “Siamo un network di creativi, educatori, scrittori e divulgatori con base a Milano”.

Sì, beh la mia concezione di network è piuttosto ampia. Di base siamo due persone, io e la mia ragazza, Anna, che lavora su progetti per il Politecnico e sta portando questa sua esperienza anche nel progetto dei quaderni
Poi c’è un gruppo di amici/simpatizzanti, con i quali nel 2011 abbiamo iniziato a fare le “serate Quadernini”, dei reading di temi di scuola.
I reading sono presentati da un mio caro amico che oltre ad essere regista e attore è anche un vero insegnante delle medie.
Durante i reading spesso si viene a creare una bella atmosfera, a volte sono venute persino persone a leggere i temi portati da casa (noi invitiamo ogni volta il pubblico a partecipare).
Sono serate molto aperte e si finisce spesso a chiacchierare della propria infanzia, o semplicemente a chiacchierare, una componente di socialità “reale” che è stata importante per capire che il progetto poteva avere un riscontro anche al di fuori della rete.

L'assurda circolare con cui si metteva in allerta dai famosi “francobolli drogati”, 1990.
L’assurda circolare con cui si metteva in allerta dai famosi “francobolli drogati”, 1990.

Credi ci sia una componente di narcisismo in chi si fa avanti e te li manda o in chi li viene addirittura a leggere? O è semplicemente parte della tendenza alla nostalgia che contagia tutto e tutti, dal web alla moda, dal design alla comunicazione?

Non saprei, a me pare che ci sia in realtà molta timidezza e che le persone facciano uno sforzo a salire a leggere su un palco (infatti non è affatto facile coinvolgerle).
È un po’ come quando il prof chiama qualcuno a fare il compito alla lavagna, ecco.
In realtà, per quanto continuiamo a invitare persone a partecipare attivamente, la maggior parte di quelli che vengono, vengono per ascoltare. Poi dopo magari, chiacchierando, viene fuori che anche loro hanno dei quaderni… Al che finiscono nella “lista nera” delle persone che prima o poi riceveranno una mia mail o un messaggio, anche se possono passare dei mesi.

Quello delle copertine è un mondo a sé. Ultimamente ho conosciuto due collezionisti che stanno catalogando tutti gli illustratori delle copertine dei quaderni

Girando per l’archivio, oltre al punto di vista prettamente storico — soprattutto per quanto riguarda i quaderni degli anni ’10, ’20, ’30, quindi di periodi particolarmente “caldi” — ho trovato molto interessante anche la questione-copertine, capaci di raccontare un’epoca attraverso l’estetica dominante: da quelle in stile liberty a quelle più austere, fino a Candy Candy…

Eh sì è un mondo a sé quello delle copertine.
Ultimamente ho scoperto che due signori, collezionisti, che hanno raccolto circa 20.000 quaderni, e stanno facendo un catalogo degli illustratori delle copertine. Mi hanno detto che oltre a illustratori conosciuti anche per altri lavori, soprattutto fumetti, ce ne sono tantissimi completamente dimenticati.
Pochi mesi fa hanno aperto un sito: museodelquaderno.it

Un quaderno “dei poveri”, con la copertina nera, anni '50
Un quaderno “dei poveri”, con la copertina nera, anni ’50

Di sicuro intervisterò anche loro!

La cosa incredibile è che a loro interessano SOLO le copertine. Sono molto simpatici, sicuramente ci sarà modo di collaborare visto che a me interessa quello che c’è dentro i loro quaderni!

Alcuni temi oggi sarebbero impensabili, una volta in generale c’era molta più soggezione del bambino nei confronti dei maestri, dei genitori, dell’autorità, di tutto insomma

Oltre alle copertine credo che l’archivio sia prezioso anche per capire come cambiano la lingua e la scrittura, intesa sia come narrazione sia proprio come grafia: che si è andata, come dire, semplificando e un po’ abbrutendo col passare degli anni.

Anche lì ci sono altre storie curiose. Per esempio ho scoperto che negli anni ’20 si scriveva obliquo, anche i quaderni avevano le righe oblique, il famoso “italic” che introdotto da Manunzio nel Rinascimento per risparmiare spazio sul foglio.
Poi col fascismo la scrittura s’è raddrizzata. Una mia ipotesi (tutta da verificare però) è che per ci sia stato un passaggio imposto alla scrittura romanica, con le lettere dritte.
Ad ogni modo sono tantissime le considerazioni che possono essere fatte intorno a un semplice quaderno, che vanno appunto da quelle legate alla scrittura “rodariana” a quelle storiche, pedagogiche, oltre a tutte le tematiche che poi vengono affrontate nei temi, dall’ambiente alla famiglia alle vacanze…
Sono dei mondi, per questo credo di non essermi ancora assolutamente annoiato.

Quaderno di un bambino ghanese raccolto durante un viaggio, 2013
Quaderno di un bambino ghanese raccolto durante un viaggio, 2013

Hai notato altri “pattern culturali” interessanti? Che differenza c’era ad esempio tra un bambino di oggi e uno degli anni ’60 e uno degli anni ’20, giudicando ovviamente solo e soltanto da quel che hai potuto leggere nei quaderni?

Credo che ci fossero, e ci siano, molte differenze tra i singoli bambini, e poi tra bambini con insegnanti diversi, e tra bambini provenienti da contesti sociali diversi. Quelle dovute all’epoca storica si intrecciano a tutte queste.
Ho trovato temi degli anni ’80 che sembravano degli anni ’50 e viceversa.
Certo, alcuni temi oggi sarebbero impensabili, una volta in generale c’era molta più soggezione del bambino nei confronti dei maestri, dei genitori, dell’autorità, di tutto insomma.

Hai già pensato di realizzare un libro/catalogo? Me lo immagino pieno di saggi di pedagogisti, scrittori, designer, calligrafi, insegnanti… (verrebbe un tomo da 1000 pagine ma potrebbe andare a ruba!)

Ovviamente nel tempo ho pensato più o meno a tutte le possibilità di utilizzo del materiale. Sulle pubblicazioni, credo che la possibilità di avere un sito che raccolga tutto il materiale digitalizzato, catalogato e con contributi di tutte le figure che elenchi sarebbe il massimo, meglio ancora di un libro.
Anche perché quando c’è così tanta roba è difficile riuscire a pensare a un’opera unica.
Mi piacerebbe molto fare dei piccoli libretti tematici, isolando argomenti specifici, ad esempio la fantascienza, la mamma, l’ambiente, i giocattoli, la guerra…
E poi una cosa che vorrei riuscire davvero a fare è convincere una cartiera a produrre una linea di quaderni “nuovi” che però contengano, tra le pagine bianche, alcuni temi di una volta, alcune storie, e magari con le copertine di una volta.
Il problema è sempre il tempo, e soprattutto i soldi.

Con Quaderni Aperti stiamo cercando di creare dei laboratori in cui i bambini di adesso possano conoscere quelli di una volta leggendo i loro temi, e poi di persona, incontrandoli e intervistandoli sulla loro infanzia

A proposito di questo: prima parlavi di finanziamenti e di “progetti che favoriscano la comprensione del mondo dei bambini”. Di che si tratta?

Per ora ci sono due progetti “in costruzione”, uno a Milano e uno a Roma. Fondamentalmente l’idea, che poi verrà rielaborata in modo diverso a seconda del contesto, è utilizzare i quaderni come punto di partenza per raccontare l’infanzia dei bambini di ieri filtrandola attraverso lo sguardo dei bambini di oggi. Concretamente, si tratta di creare dei laboratori in cui i bambini di adesso possano conoscere quelli di una volta leggendo i loro temi, e poi di persona, incontrandoli e intervistandoli sulla loro infanzia.
È un esperimento. E il prossimo passo è verificare che un’idea del genere possa funzionare.
In un certo senso (se vogliamo essere poetici) è la macchina del tempo che ho sempre desiderato costruire.

Non un quaderno ma un libro di matematica molto speciale del 1967
Non un quaderno ma un libro di matematica molto speciale del 1967
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