Proverbi infernali e nostalgia degli anni ’90

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Dopo la maratona creativa dell’anno scorso non mi aspettavo di rivedere i ragazzi dello IED di Torino e sono abbastanza convinto che soprattutto loro non pensassero di rivedermi: del resto, gli avevo detto che dopo una maratona creativa di 16 ore, di peggio nella vita non poteva capitargli!
Invece rieccomi a Torino nel mese di marzo per dieci lezioni per le classi di illustrazione, seconda (quella dell’anno scorso) e terza.

Ritrovo così Chiara, Gabriele, Carolina, Sole, Luca, Giulia, Ilaria, Lisa e Chiara Carolina. Una parte del corso di quest’anno sarà uguale per entrambe le classi e dedicata a una panoramica su illustrazione e illustratori mondiali, case editrici, fiere, concorsi, blog utili.
L’altra parte sarà dedicata all’allestimento di una mostra web che i ragazzi dovranno costruire da zero, occupandosi di tutto, dal concept all’ufficio stampa.

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Alla seconda propongo di lavorare con i tatuaggi removibili. È di fatto l’unico spunto che parte da me, oltre al suggerimento di lavorare sui numeri, visto che in classe sono 9, con me 10. Il resto lo fanno loro.
In un’oretta viene fuori il concept della mostra: siamo partiti dai 10 comandamenti e passati attraverso 7 peccati capitali, poi siamo scesi nei gironi infernali (nella descrizione dantesca). Non so per quale motivo ci sia presa questa fissa religiosa, ma dai gironi infernali ci addentriamo poi nella complicata gerarchia dei demoni (una delle mie passioni, ne ho già parlato qui) ed è da lì che escono, non so come, William Blake e i suoi Proverbi infernali.

Non bazzicavo i Proverbi infernali di William Blake quando Pazienza ne fece una versione a fumetti per la rivista Comic Art e li ritrovo con piacere.
Il lavoro con la classe mi offre l’occasione per leggerli tutti, cosa che non avevo fatto all’epoca. Il tempo di assegnarne due ciascuno da disegnare e abbiamo anche il titolo, citazione di una canzone degli Stones: PAINT IT BLAKE.

Alla terza ho proposto invece di lavorare sugli anni ’90, ovvero quelli in cui sono stati bambini. Spulciando tra decine di oggetti e di personaggi TV, film ed eventi culto di quel decennio, spuntano i Pokemon e le canzoni di Cristina d’Avena, i Piccoli Brividi e il Millenium Bug, i floppy disc e le Big Bubble, che non è propriamente anni ’90 ma appartiene comunque alla loro infanzia.
Dopo i primi schizzi penso che si debba aggiungere qualcosa a questa mostra: sarebbe una buona idea forse usare i disegni per farne una serie di magliette?
Nasce così la collezione di t-shirts I LOVE 90’s.

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Dopo mesi di lavoro sui due progetti, buona parte del quale svolta a distanza perché nel frattempo proseguo la mia tournée in Francia, finalmente ci ritroviamo a Torino, a metà maggio, per la giornata di set fotografico con la seconda.
I tatuaggi sono pronti. Abbiamo tre ore di tempo per trasferirli sulla pelle, fotografarli, fare le foto per la mostra, la copertina ed eventuali volantini.
Dovremmo anche fare un girato da montare per il trailer.
Ci troviamo subito di fronte a una serie di problemi. Il primo è che le luci sono troppo fredde, la pelle sembra carne morta in una morgue. Il secondo problema è che non abbiamo avuto il tempo di fare dei tatuaggi prova per testare come funzionano. Ne abbiamo solo uno per ciascuno, per motivi di costi, e scopriamo solo trasferendo i primi che la parte che incolla è solo quella trasparente.
Sole, che aveva disegnato una bellissima ala azzurra da tatuare sulla scapola, rimane molto delusa perché l’ala non attacca per nulla. Anche I tatuaggi che avevo disegnato io per partecipare alla mostra, non attaccano per niente.
Questo vuol dire due cose: non ci saranno miei tatuaggi in mostra e soprattutto, mi sono depilato le braccia per nulla!

Tattoo trasferibili di Davide Calì
Tattoo trasferibili di Davide Calì

Per fortuna gli altri tatuaggi sono disegni al tratto. Alcuni, che sinceramente non mi erano piaciuti sulla carta, una volta trasferiti sulla pelle hanno una resa davvero notevole. Tutti quelli che hanno parti piene vanno però immediatamente ritoccati a pennarello. Così, mentre le ragazze allagano i gabinetti dello IED, perché per traferire i disegni molto grandi ci vuole parecchia acqua, Gabriele e Giulia ritoccano i tatuaggi pronti, ridisegnando direttamente sulla pelle le parti venute male.
Nel frattempo Luca, che si tatuerà per ultimo, monta lo sfondo per le foto, Lisa e Chiara Carolina scattano le foto per il backstage e tutti gli altri si danno da fare.

Dopo circa un’ora e mezza siamo pronti le foto. Per le luci viene in nostro soccorso Bianca, una studentessa del corso di fotografia. Grazie al suo intervento provvidenziale, le foto passano dall’effetto morgue all’effetto Caravaggio: il risultato è molto bello e soprattutto molto caldo.
Esaminando il girato invece, capiamo che non funziona. L‘idea era buona, ma dobbiamo rinunciare a usare i video per il trailer e tornare all’idea di montare semplicemente fotografie.

Mancano ancora il tatuaggio di Luca, l’unico disegnato direttamente sulla pelle con il pennello, e la copertina, ovvero il titolo della mostra scritto sulla sua schiena.
E poi ritratti per i titoli di coda del trailer.
Abbiamo circa 30 minuti per finire. Bianca dice che possiamo farcela, ma quando Carolina chiude gli occhi durante lo scatto della foto ritratto, capisco che non basteranno. Se tutti chiudono gli occhi almeno una volta o guardano nella direzione sbagliata, ci vorranno almeno 3-4 scatti per ciascuno.
Penso che la soluzione sia questa: chiuderemo tutti gli occhi, di proposito.
In questo modo non si può sbagliare.
Bianca fa le foto una dopo l’altra, buona la prima.
A questo punto vengo eletto per scrivere sulla schiena di Luca.
Quando suonano le 13, sembra incredibile, ma abbiamo fatto tutto.

I ragazzi di terza nel frattempo procedono alla definizione della mostra sugli anni ’90. Sono un pochino indietro rispetto alla seconda, ma quando li rivedrò, quindici giorni dopo, avranno recuperato la distanza e con un colpo di coda finiranno tutto e metteranno la mostra online, con tanto di trailer, con qualche giorno di anticipo.
Tra le t-shirt, ci sono alcuni pezzi molto belli e decisamente commerciabili, motivo per cui caricheremo solo immagini a bassa definizione. Ci sono un paio di aziende che fanno t-shirt e borse negli Stati uniti che derubano i disegnatori europei, consapevoli del fatto che è molto difficile far causa a qualcuno in un altro continente, quindi voglio evitare anche la lontana possibilità che succeda qualcosa del genere.

Finita la preparazione della mostra, con i ragazzi di terza dobbiamo ancora fare l’esame. Non avevo capito, all’inizio del corso, che avrei dovuto esaminarli alla fine. Mi ritrovo così a compilare una scheda per ciascuno, in cui devo assegnare un voto in trentesimi a diverse voci inerenti il loro apprendimento e la capacità di metterlo in pratica. È una cosa odiosa da fare, ma mi riporta alla realtà. Anche se non mi piace l’idea devo rassegnarmi: sono diventato un insegnante.
Del resto, in quattro mesi i ragazzi, tranne qualche eccezione, non hanno mai smesso di darmi del lei e di chiamarmi professore.
Che sia venuto il momento di mettere da parte le t-shirt da metallaro e comprarmi una giacca di velluto a coste con le toppe di camoscio?

Tatuaggi trasferibili, progetto Paint it Blake
Tatuaggi trasferibili, progetto Paint it Blake ispirato ai Proverbi Infernali di William Blake
editorialista
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