Nonostante la gran parte dei (sempre troppo) pochi libri che si vendono in Italia sia costituita perlopiù da romanzi-spazzatura e superficiali storie rosa che barattano il prezzo di copertina con sentimentalismi facili facili, chi poi si dedica alla scrittura dimostra raramente la capacità di “iniettare” nel testo la giusta dose di emozioni, oscillando tra la più glaciale e impersonale distanza dall’oggetto dello scrivere e, sul fronte opposto, stucchevoli sbrodolamenti verbali su palpitazioni amorose, turbamenti adolescenziali e nostalgie-canaglia.
Come dimostrano milioni di pessime lettere d’amore, profili autobiografici agghiaccianti, reportage che sembrano scritti da alunni delle elementari in gita alla fattoria, mail che sembrano vergate da androidi (che non sognano pecore elettriche) piuttosto che da umani, articoli di “critica” che non vanno oltre il «bello» (o le sue sempreverdi varianti da blogger cerebroleso: «top!», «adoro!»; nonché il vero jolly da usare quando non sai che cavolo scrivere: «d’impatto»), l’agognata sincerità, nella scrittura, non è la semplice trasposizione nero su bianco dei pensieri. Perché prima bisogna imparare a pensare con sincerità e questo è un lavoro che spesso non basta una vita per portare a termine.
Certo, anche la sincerità è possibile simularla. Ma anche in questo caso è questione di studio ed esercizio, studio ed esercizio, studio e…
Ma una lacrimevole cascata emotiva è comunque possibile provocarsela artificialmente.
Se finora fior di attori e amanti lontani si sono affidati alle stranote proprietà della cipolla per inzaccherare le pagine di fasulla tristezza e artificioso trasporto, oggi esiste anche un apposito blocco note pensato appositamente per lacrimare all’istante.
Si chiama Onion Note, viene dal Giappone e funziona emanando solfuro di allile, l’etere che si sprigiona da piante come la cipolla, il porro, l’aglio, lo scalogno.
Basta scrivere sui fogli opportunamente trattati del blocco per attivare, grazie allo sfregamento della matita, l’aroma piangerino e ingannare, seduta stante, chiunque sia lì ad assistere all’emozionante scrittura di una missiva o di una confessione a cuore aperto (un uso più istituzionale, tipo prendere appunti a scuola o al lavoro, consiglio di evitarlo).