Typograhy School: corso di tipografia base

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Il type design è una scienza? Perché usano tutti l’Helvetica Neue? E il revival dei caratteri mobili e della stampa tradizionale? E perché un “profano” dovrebbe frequentare un corso di cultura tipografica?
Lo chiedo a Marco Campardo, fondatore insieme a Lorenzo Mason di Tankboys, uno tra gli studi di design più interessanti nel panorama nazionale (e non solo) e organizzatori di un Corso di Tipografia di Base che si terrà a Venezia dal 15 al 19 settembre prossimi.

Per partecipare al corso, nato da una collaborazione tra Tankboys, Alfa Type e il Centro Espositivo Sloveno A plus A, bisogna iscriversi entro il 20 luglio (qui tutte le informazioni).

Oltre a ripercorrere la storia della tipografia, analizzare i fondamenti del disegno tipografico, partecipare a conferenze tenute da alcuni tra i più interessanti professionisti in circolazione (oltre a Marco e Lorenzo, i Tankboys, ci saranno Joseph Miceli, Laurenz Brunner, Benjamin Critton e Think Work Observe), gli studenti creeranno anche un carattere e alla fine lo utilizzeranno per produrre delle stampe che verranno esposte presso Bruno, libreria indipendente di Venezia e punto di riferimento assoluto per designer e appassionati di magazine, fanzine e libri d’arte.

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Perché un corso “base” sul type design? A chi è rivolto?

Il corso è rivolto a tutte le persone, senza limiti di età, che intendono esplorare i fondamenti della cultura tipografica e i principi del disegno di caratteri contemporanei.

Qual è l’importanza di conoscere, oggi, questi fondamenti. Non basta scrivere? Non bastano i contenuti?

Rispetto a quanto si pensi, questi saperi sono riservati a una nicchia molto ristretta. Soprattutto nel nostro paese sentiamo la mancanza, a partire dall’esperienza fatta frequentando l’università, di un corso specifico che mira a stimolare un approccio critico alla progettazione di caratteri tipografici e a generare un confronto sul ruolo della tipografia nella società contemporanea e sulle sue molteplici applicazioni, dalla stampa ai supporti digitali.
In parole povere facciamo questo corso perché a nostro avviso manca un tipo di formazione così dalle nostre parti, basata sullo studio e l’apprendimento delle basi
e non dedicato puramente alla “creatività di un carattere fantasioso”, cosa che solitamente accade nelle università italiane.
Con questo non voglio dire che non bisogna dare spazio alla creatività ma il disegno di un carattere è una cosa seria e va presa per tale!

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Il type design è una disciplina rigorosa. La consideri una “scienza”?

Pensa che un carattere serio ha almeno 300 glifi (variabili).
Sicuramente è una disciplina rigorosa. Qualcuno, come noi, vorrebbe inoltre che fosse considerata una scienza.

Tra l’altro l’Italia ha una lunghissima storia di type design

Il concetto di tipografia nasce a venezia con Aldo Manuzio. Pensiamo poi ad Aldo Novarese o Gian Battista Bodoni…
La nostra storia non ha nulla di che inviare a quella dei type designer internazionali.
Ti faccio un piccolo esempio: il Recta, un carattere molto alla moda adesso tra i grafici, non è mai stato preso seriamente in considerazione in questo ultimo decennio, di fatto non è stato digitalizzato se non da Canada Type, una fonderia digitale canadese.
E il Recta è un carattere italiano, creato negli anni ’50 appunto da Novarese.
Questo conferma il fatto che il problema non è nella storia ma nella memoria. Non è nella mancanza di storia ma nella mancanza di memoria! E di divulgazione, di insegnamento.

Tankboys, Recta Concrete Poetry poster, 2011
Tankboys, Recta Concrete Poetry poster, 2011

Come per tutte le discipline, quindi, anche nel type design ci sono le mode.
E ora cosa va di moda? E come si fa a superare le mode e ad andare oltre?

Purtroppo noi non abbiamo le capacità per distinguere ciò che è di moda da ciò che non lo è. L’influenza di Massimo Vignelli è tale per cui cercheremo sempre di fare delle cose a prescindere dalle mode.
Di fatto probabilmente, se tu andrai a visitare il nostro sito tra 10 anni saremo fuori moda.
O forse lo siamo già?

Dal di fuori, da “profano”, immagino il type designer appunto come lo “scienziato” della progettazione grafica. E che ci sia dietro tanta, tanta ricerca, giusto?

Come in tutte le arti applicate la ricerca è alla base di un buon lavoro.
La ricerca è molto complessa ed eterogenea. Non esiste un’unico approccio. Per esempio un settore della ricerca può essere la storia: l’evoluzione della tipografia, il suo sviluppo delle forme in relazione all’arte e la cultura del tempo. Oppure in relazione alle tecnologia di disegno.
Per esempio le forme della tipografia sono molto legate agli strumenti della scrittura. Pensa ai caratteri che ricordano l’uso dello scalpello per l’incisione sulle lapidi romane (i famosi Lapidari Romani) o alle forme più calligrafiche, che riconducono alla scrittura con un certo tipo di pennino.
Pensa al carattere della metropolitana di Londra, piuttosto che all’uso di stecca, squadra e compasso, come per il geometrico Futura.

Futura Passata, Alfa Type
Futura Passata, Alfa Type

Perdona la banalità ma c’è un carattere che preferisci tra gli altri? O che avresti voluto inventare tu?

Non proviamo alcuna invidia nei confronti dei caratteri che hanno fatto la storia ma solo ammirazione.
Ora, dopo 9 anni di attività, possiamo affermare che il carattere più utilizzato è l’Helvetica Neue.
Ma è anche vero che sempre più iniziamo a sentire l’esigenza di utilizzare caratteri differenti, soprattutto caratteri appartenenti alla cultura italiana, come il Forma o il Recta.

Credi che chi non sia del settore riesca comunque a percepire una buona o una pessima scelta tipografica? A, in qualche modo, “sentirla”, come quando pur non avendo diplomi da sommelier ti accorgi quando un vino è un buon vino…

Partendo dal presupposto che il concetto buono/cattivo sia estremamente soggettivo, non esiste, a nostro avviso, un carattere “buono” o “cattivo”. Dipende sempre dall’uso che se ne vuole fare. Potresti scegliere un carattere disegnato benissimo ma usarlo male, vedi il caso dell’Helvetica.

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Digitale vs. Materiale.
Negli ultimi anni c’è stato un revival dei caratteri mobili e giovani realtà hanno letteralmente “saccheggiato” gli archivi delle vecchie tipografie sul viale del tramonto per aprire laboratori di stampa artigianale.
Che ne pensi?

Beh è un’ottima iniziativa, soprattutto se consideriamo quanto detto prima: l’importanza della memoria.
Utilizzare sistemi obsoleti, manuali, costringe le persone a pensare e a studiare.

Giusto in questi giorni Christian Robertson, il designer di Roboto, il carattere usato sui dispositivi Android, parlando del recente “restyling” del carattere, ha detto che i caratteri tipografici, nell’era del digitale, sono “creature che si evolvono”, che non sono incisi sulla pietra e immutabili. Sei d’accordo?

Oltre ad essere pienamente d’accordo ti rispondiamo dicendoti che non è una novità nel senso che prima dell’era digitale comunque i caratteri si sono evoluti in base alla tecnologia di stampa.

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Chiudiamo tornando al corso, frutto della collaborazione tra tante realtà differenti. Cosa credi possa dare, nel senso più alto del termine, a chi lo frequenterà ma anche a chi, come voi, lo organizza?

Il corso è una piccola occasione per creare una comunità nella quale condividere interessi comuni e crescere insieme.
Il nostro sogno è quello di ricreare una scena italiana degna del nostro passato.

Corso di Tipografia di Base
Venezia, 15 — 19 settembre 2014
Iscrizioni entro: 31 luglio 2014
Informazioni: aplusa.it/typographyschool

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