Pennellate, macchie di vernice, secchiate di colore, colature à la Pollock, sbavature, ditate, bruciature, scioglievolezze.
La poetica del (apparente) disordine in un libro che celebra il graphic design “macchiato”, quello che anche quando viene realizzato con pennelli rigorosamente digitali acquista una dimensione tattile solitamente sconosciuta alla progettazione grafica dall’approccio più razionale e modernista.
Making a Splash, appena pubblicato da viction:ary, editore di base a Hong Kong specializzato in libri sulle arti visive (lo stesso, tra l’altro, che poche settimane fa ha lanciato una serie di guide turistiche scritte da creativi del posto), è una celebrazione del “design fluido”, che raccoglie sia opere nate come progetti personali che lavori su commissione, realizzate su svariati supporti, dalla carta all’abbigliamento, dal web al packaging, in oltre 250 pagine di (ben controllato) delirio visivo.