
Lo scorso ottobre i ragazzi di Studio Fludd hanno pubblicato Gelatology, quarto volumetto autoprodotto della serie Ephemera & Miscellanea (dei primi tre ho già parlato in passato: li trovi qui, assieme a un mio goffo tentativo di riassumere le mille cose che fa Studio Fludd) che mette in parallelo l’aspetto estetico e quello concettuale niente meno che del gelato e della geologia (!) per parlare di due concetti complessi e speculari come il cambiamento e la persistenza: tra falde e cialde, cristalli e ghiaccioli…
A partire dalla loro fanzine è poi nato un workshop itinerante che porta lo stesso titolo e che consiste nella dimostrazione pratica del metodo progettuale di Studio Fludd. I partecipanti iniziano a buttar giù tre aggettivi completamente scollegati tra loro, che insieme diventano il brief, le direttive attorno alle quali ruoterà il processo creativo. Subito dopo si passa alla ricerca e alla raccolta di materiali, stimoli visivi e tecniche di lavorazione adatte, si disegna una bozza e infine si realizza praticamente un cono gelato che rappresenti i tre aggettivi di cui sopra.

I ragazzi di Studio Fludd riassumono così, innestando l’apparato linguistico del designer con quello del gelataio, l’esperienza: «Attraverso la metafora e il modello di un cono gelato si esplorano geometrie cremose, processi analogici e variegate combinazioni materiche».
Il workshop si già è tenuto lo scorso gennaio a Milano durante il festival delle autoproduzioni indipendenti MICROpiù Olimpiadi. La prossima tappa è prevista per il 1 marzo a Venezia (ci si iscrive entro il 27 febbraio) e in aprile si sposterà a Parigi.
Nel frattempo, mano a mano che nuovi surreali gelati prendono vita, i risultati vengono pubblicato su un apposito sito gelatology.tumblr.com.



Qui sotto qualche immagine della fanzine da cui parte l’idea del workshop.