Lettera 101

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Rispondere a un interrogativo come «chi sei?» è molto più difficile di quel che si pensi. Nonostante chiunque sia ormai alle prese con la gestione del proprio “sé” virtuale all’interno di social network come Facebook, Twitter o Google+ (che offrono all’utente una visione egocentrica del mondo tutt’attorno), basta prendere anche il più arrogante, volitivo e intraprendente figlio di buona donna e metterlo davanti a un foglio bianco chiedendogli di rispondere alla “semplice domandina” per vederlo andare alla deriva in un oceano di smarrimento, insicurezza e ansia da prestazione.

Chi sono? Le variabili sono talmente tante da far venire il capogiro: chi me lo sta chiedendo? Quanto tempo ho per rispondere? A cosa serve? Che parte di me devo raccontare? Quali invece è meglio evitare? Riuscirò mai a essere all’altezza di quel che risponderò? Quel che dirò riuscirà mai davvero a rappresentarmi?
Non è un caso che le librerie di ogni tipo—fisiche o immateriali—siano piene di manuali su come presentarsi, come fare una bella impressione, come applicare a sé stessi le tecniche dello storytelling: colloqui di lavoro, presentazioni aziendali, raccolta fondi, ricerca di finanziamenti nonché semplicemente conoscere qualche altro essere umano e magari innamorarsi di lui/lei richiede una risposta efficace e ben calibrata al domandone di cui sopra. «Chi sei?».

Il terrore da foglio bianco o da obiettivo puntato addosso, però, si possono risolvere aggirando l’ostacolo. Anzi, più che altro aggiungendo ostacoli, ma ostacoli utili: le gabbie. Che se da una parte ti costringono a stare dentro a un confine dall’altra ti liberano dalla fobia da infinito.
La scrittura creativa, in questo senso, è piena di abili trucchi per sbloccare gli animi impauriti: basta inserire qualche regola (es. usare solo alcune parole chiave, scrivere come se dovessi rispondere a un alieno che viene da un altro pianeta, fare un elenco di aggettivi…) per trasformare un’inquietante pagina da riempire in una confortevole casetta chiusa a chiave dall’esterno.

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Le gabbie sono magiche. Basta scegliere quelle giuste. Che è poi ciò che hanno fatto i ragazzi di Pepe Lab, associazione marchigiana che si occupa della sviluppo di opportunità creative (ho avuto l’onore di lavorare con loro giusto qualche tempo fa).

Un paio di mesi fa a Senigallia, in provincia di Ancona, si è tenuta la prima edizione di #ISPF, festival dedicato all’autoproduzione editoriale che abbiamo anche segnalato qui su Frizzifrizzi. Durante il festival una lunga fila di persone ha atteso pazientemente il suo turno per mettersi davanti a una vecchia macchina da scrivere e rispondere al «chi sei?».

La macchina da scrivere, una vecchia, gloriosa Olivetti Lettera 22, l’hanno portata quelli di Pepe Lab, per una sorta di workshop “a cielo aperto” intitolato #comedicochisono.
La gabbia, in questo caso, era proprio la macchina da scrivere, insieme a una scheda da compilare uguale per tutti, per raccontar di sé prima a parole e poi con un disegno (e un pennarello). Ci fosse stata solo una risma di fogli bianchi sarebbero ancora lì a svolazzare per Senigallia. Con una macchina da scrivere—dunque l’antitesi della comunicazione contemporanea—e un “form” vecchio stile c’era la fila…

Alla fine le schede compilate sono state raccolte e sono diventate un bellissimo libro rilegato a mano: Lettera 101.
Dentro, una splendida panoramica—senza censure (qualche disegnino osceno c’è)—di risposte al fatidico interrogativo.

Per informazioni scrivete a [email protected] oppure potete comprarlo su Etsy.

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co-fondatore e direttore
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