Trovarlo in qualche ufficio “ordinario” lo vedo come una missione impossibile, ma in un mondo di retrobottega in cui fanno bella mostra tette&culi&vagine-vedo/nonvedo il calendario 2014 di Butt Magazine sarebbe un vero schiaffo all’ipocrisia del cosiddetto don’t ask, don’t tell, l’iper-pragmatico e diabolico sistema americano usato all’interno del proprio apparato militare per discriminare in base all’orientamento sessuale senza però poter essere tacciati di discriminazione: in teoria l’omosessuale, il bisessuale o il transgender non deve rivelare—né a parole né con i fatti— il proprio orientamento e i superiori sono diffidati dal chiedere informazioni a riguardo.
Nella pratica il sistema non ha mai funzionato, le discriminazioni c’erano eccome, e dal 2011 la norma è stata cancellata sebbene, come legge non scritta, il don’t ask, don’t tell continui ad andare avanti in tutto il mondo, dalle scuole agli uffici passando per i campetti di calcio (quando non va addirittura peggio e il solo “sospetto” equivale allo stigma sociale, con un ventaglio di conseguenze ampio quanto lo spettro dell’umana ignoranza: molestie, licenziamento, persecuzione, galera, morte).
365 giorni di cazzi e culi (con tanta ironia tutt’attorno) in altrettante pagine rosa-Butt (più o meno lo stesso della Gazzetta), che raccolgono quanto passato durante l’anno sulla rivista gay indipendente più autorevole al mondo, comprese anche alcune interviste.
Butt 2014 non viene distribuito in Italia ma si può acquistare online.