Incredibol! e le Imprese Culturali Creative in Emilia-Romagna

Si può fare impresa con la creatività? Si possono “fare i conti” con la cultura?
Parliamo di
ICC (Imprese Culturali e Creative) e lo facciamo con Giorgia Boldrini , responsabile del progetto Incredibol! (Dipartimento Economia e Promozione della Città) del Comune di Bologna ed esperta del settore.
Incredibol! è un esempio illuminato, nato nel 2010, che premia con contributi in denaro, spazi in comodato gratuito, servizi e consulenze professionali chi – nell’ambito ICC – ha al contempo un buon progetto d’impresa e la voglia di portarlo avanti.
In due sole edizioni, con 32 vincitori selezionati e più di 240 progetti pervenuti, Incredibol! si è affermato come uno dei motori migliori che la regione Emilia-Romagna ha a disposizione per intercettare e sostenere professionisti e talenti che altrimenti avrebbero difficoltà ad emergere.
Chi ha un progetto d’impresa (inerente uno degli ambiti specificati nel bando che trovate su incredibol.net) ha ancora qualche giorno a disposizione per presentare il proprio progetto e partecipare all’avviso pubblico, giunto alla sua terza edizione ed in scadenza il 24 maggio.
Noi intanto, con otto domande veloci riguardo il progetto, facciamo con Giorgia il punto della situazione circa lo stato del settore culturale e creativo ad oggi.

Ciao Giorgia, innanzitutto: come sei arrivata a lavorare al progetto Incredibol!, come è nata questa idea e di cosa si tratta?

L’idea di Incredibol è nata dalla mia esperienza con il lavoro di promozione dei giovani artisti al Comune di Bologna.
La città è da sempre un punto di riferimento per i creativi, grazie all’università, al DAMS, alla fama di città vivace e accogliente di cui ancora gode… ma ci siamo resi conto lavorando con i giovani artisti che i migliori, quelli che vogliono fare della loro creatività una professione, spesso non hanno gli strumenti per farlo, oppure devono andare a cercare fortuna altrove. Da qui nasce nel 2010 l’idea di una rete di partner pubblico-privati e di un ‘bando’ per sostenere le professioni creative.

Qual è lo stato del settore delle ICC in Italia? Siamo davvero così indietro come ci sentiamo ripetere o si sta recuperando, anche nel nostro Paese, una “cultura della cultura”?

Quando abbiamo iniziato nel 2010 in Italia il tema delle ‘creative industries’ era ancora poco indagato; oggi per fortuna sembrano esserci maggiore attenzione e opportunità dedicate al settore creativo, anche se il rischio che diventi una ‘moda’ è alto. Occorre pensare strategie e progetti concreti, a partire da una formazione in grado di dare ai creativi maggiori possibilità sul mercato.

Quali sono i progetti premiati da Incredibol! che nel tempo hanno avuto un buon riscontro? Quali invece, a prescindere dai risultati ottenuti, i tuoi preferiti?

Questo è il terzo ‘bando’ che lanciamo; abbiamo alle spalle due edizioni, in cui il numero dei partecipanti e il bacino di utenza si sono allargati, il che è senz’altro un segnale positivo. D’altro lato, il settore creativo si conferma fortissimo sui contenuti ma ancora carente sul piano della struttura, con una miriade di piccole realtà molto interessanti che faticano a crescere.
I progetti di maggiore successo sono naturalmente i miei preferiti! In particolare, cito spesso Apparati Effimeri per il mapping architetturale; Vicolopagliacorta per il design autoprodotto; le borse realizzate con materiale di riuso di Giorgia Palmirani per Saisei e,  per citare esempi dell’ultima edizione, l’atelier di moda per bambini Les Libellules e il portale per mettere in rete designer e produttori Youtool.

Come hai detto, quest’anno Incredibol! è alla sua terza edizione e l’avviso pubblico scadrà tra qualche giorno: in che modo è possibile partecipare e fino quando possono essere presentate le domande?

L’avviso è in scadenza il 24 maggio alle 13; per chi ha già un progetto ‘d’impresa’ chiaro, i moduli sono semplici. Possono partecipare associazioni, liberi professionisti  o imprese, purché attivi in Emilia-Romagna da non più di 4 anni e con un’età media non superiore ai 40. I materiali e la modulistica si trovano su sito nell’area download.

Tra i servizi che offrite, oltre ai contributi in denaro, figurano consulenze personalizzate ed un vero e proprio percorso di affiancamento mirato per le startup selezionate, un aiuto imprescindibile per i giovani imprenditori; l’impressione è che le neo-imprese culturali e creative abbiano bisogno quasi sempre di una “guida” che le aiuti a concretizzare quella che spesso è solo un’idea.
È davvero così? In Italia mancano così tanto delle competenze “tecniche” a livello di formazione?

Decisamente sì.

Più in generale, qual è l’errore più comune in cui incappa chi vuole mettere su un’impresa culturale e creativa?

Pensare che dalla qualità del contenuto proposto derivi il successo della futura impresa.

Tornando al progetto, Incredibol! non è solo un bando ma anche – e soprattutto – una rete. Da qualche settimana è nata inoltre emiliaromagnastartup.it/creative, una sezione del sito dedicata al settore delle ICC che offre servizi online per startup e non solo. In che modo questo strumento può essere utile per il territorio e come pensate di gestirlo in futuro?

Pensiamo di lavorare attivamente attraverso il portale alla creazione di una community regionale, e alla sensibilizzazione degli enti pubblici e del settore privato al tema delle ICC. La nuova frontiera da raggiungere, che può portare davvero a innovazioni di sistema, è il fatto che il settore tradizionale ‘prenda sul serio’ i creativi, come già accade nel mondo della moda o del design industriale, e che i creativi non abbiano paura di ‘ibridarsi’ con i settori tradizionali.

Un’ultima domanda: c’è ancora chi dice che con la cultura e con la creatività non si mangia. Incredibol! ed in generale il settore delle ICC ci dicono il contrario?

Il fatto che le ‘creative industries’ siano sempre più ‘trendy’ rischia di portarci a conclusioni affrettate: esiste un settore creativo con ampio potenziale di crescita, che può essere protagonista dello sviluppo economico; allo stesso tempo esiste un settore culturale più tradizionale, in particolare in paesi come l’Italia, al quale non si può chiedere di ‘produrre’ quanto le ‘creative industries’, e che va tutelato per il suo valore intrinseco.

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