illustrazione di Luca Laurenti

San Valentino 2013

illustrazione di Luca Laurenti

Se non ci fosse stato quell’addio alla Stazione di Civitanova Marche e tutto quello che ne è seguito, credo che – con buona pace di Simone ed Ethel – questo 14 febbraio 2013 sulle pagine di Frizzifrizzi sarebbe stato un po’ più cuori, fiori e cioccolatini. Già perché ero felice, credevo di essere innamorata e ricambiata… dopo secoli, ma mi sbagliavo.
Così alla tenerissima età di 38 anni, dopo che per decenni ho caparbiamente evitato l’argomento, sono tornata a chiedermi che cosa è l’amore, l’amore è tale solo se felice? Solo se ricambiato ed a lieto fine? Solo se si concorda sul per sempre? Per definire una storia d’amore ha ancora senso il “vissero insieme felici e contenti per sempre”?

Alla domanda a bruciapelo ed in rima del Giullare al Ballo del Doge, a cui ho partecipato sabato scorso e di cui vi racconterò presto, e che manco a farlo a posta aveva come tema It’s all about Amore: eros, passion or romance? con uno sguardo truce, sotto gli occhi divertiti del mio amico Andrea, ho risposto: «l’amore è lacrime e dolore. Cimitero. Fine».
Il Giullare è scappato spaventato…

Ma a ben guardare è sul serio tutto qui? Quante forme di amore possiamo provare nello stesso momento nella nostra vita?

È vero c’è l’amore che ti fa star male, l’amore che non sapevi manco di provare, quello non corrisposto, che provi solo tu, per uno che dopo aver fatto di tutto per attirare la tua attenzione ed averla ottenuta — chiara e forte — ti ha lasciata senza troppe spiegazioni e per cui tu ti disperi per giorni e giorni, piangendo lacrime che nemmeno credevi di essere in grado di produrre.
Un uomo che in fondo ormai manco sei più sicura di conoscere, che forse non è mai stato quello che tu credevi di amare. Era un narciso egoista ed insicuro o uno che ti amava così tanto da volerti stare lontano per il tuo bene? E come può essere per il tuo bene tutto questo dolore?

Ma c’è anche l’amore ritrovato del vecchio amico, che ha saputo perdonare la tua fuga ed il tuo silenzio durato anni, che ti ha accolta e consolata senza aspettare scuse e spiegazioni. Che da sempre sa quale è il momento giusto per parlare e per tacere, che sa fare squillare il telefono nell’istante più adatto. Che c’è sempre stato e ci sarà per sempre, anche ora che è marito felice e padre orgoglioso.

L’amore del giovane amico, che da te vorrebbe un amore diverso, e dice di essere disposto ad aspettare, «tanto lui» scherza «è giovane e di tempo da perdere ne ha ancora tanto a disposizione». Che offre silenzioso la sua spalla mentre tu ti disperi per un altro, che ti compra fazzoletti di carta morbidi perché non ti si arrossi il naso.
Che ti accompagna a Roma, con la scusa di avere del lavoro da sbrigare, ti mette a disposizione la sua casa e poi si fa da parte. Maldestro ti prepara pancake con lo sciroppo d’acero. Ti racconta la fiaba della buona notte. Un po’ perplesso, ti va a comprare “il tuo shampoo” a 100km di distanza perché tu i capelli li lavi solo con quello.

L’amore per i tuoi genitori, che in passato non hanno sempre capito, ma questa volta si sforzano di capire rispettando il tuo silenzio ed assistono muti al tuo dolore temendo che tu sprofondi di nuovo in quell’abisso che molti definiscono depressione, ma che siccome ad una come te quella parola non è mai piaciuta, loro non la hanno mai usata.
Che comprano dolcetti e preparano i cibi che ti piacciono, pur sapendo che non li mangerai, perché per la prima volta in vita tua il dolore ti ha reso anche inappetente.

L’amore per gli amici, i tanti vecchi e nuovi con cui ti sei più o meno confidata in questi giorni, che hanno capito sopportato e supportato. Quelli che fin dall’inizio ti avevano messo in guardia e ora avrebbero potuto dire «te lo avevo detto io». E quegli amici (voi leggete Simone ed Ethel) romantici più di te, che come te gli avevano creduto e ora perplessi, fanno quasi più fatica di te a rassegnarsi.

L’amore silenzioso per tuo fratello che non vedi e non senti più — se non per le comunicazioni di servizio — perché così ha deciso l’amore tirannico ed egoista di qualcun’altra.

L’amore negato per una bimba di 3 anni, che in fondo hai visto così poche volte che potrebbe anche essere un’estranea, ma che senti parte di te, come un braccio o una gamba, per cui all’ennesimo forzato allontanamento hai sentito uno strappo, una lacerazione che sanguina ancora dopo 15 mesi e sanguinerà per sempre.

L’addio a Civitanova Marche — e non me ne vogliano gli abitanti della ridente cittadina marchigiana, non c’è l’ho con loro in nessun modo anzi li amo molto loro ed i loro vicini per tutte le scarpe che hanno fatto e che faranno — come dicevo ha cambiato le carte in tavola e mi/ci ha fatto decidere di affrontare la romantica ricorrenza in modo quanto meno diverso dal solito.
Ci siamo chiesti, che succede quando un amore inizialmente felice finisce male (a volte malissimo) e ci sono figli? E quando è la persona che ami e che credi ti ami a trasformarsi nel tuo carnefice?
Con buona pace dei produttori di cioccolatini, vini ed oggetti a tema, proprio su questi aspetti dell’amore focalizzeremo la nostra attenzione oggi e nei prossimi giorni, con una serie di interviste e post. Invito tutti voi innamorati e non, ricambiati o abbandonati, felici o separati, romantici o smaliziati, festeggianti e non, a prestare attenzione.

Queste storie, in modo diverso, riguardano tutti noi!

co-fondatrice
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