Max Factor per il grande freddo: fuoco alle polveri!

Dopo un’adolescenza e un periodo universitario vissuti all’ombra dell’ hobby della pittura su viso, giocando con ombretti dalla pigmentazione densa ma così densa da poter gareggiare coi prodotti del kit da piccolo chimico, così come con quelli in una valigetta di tanatocosmesi d’annata, sono entrata nel mio periodo blu esistenzialista, specializzandomi con scarso rendimento nella sovrapposizione dei piani di lumeggiatura per approdare definitivamente alle ombre cinesi tout court.
Mi sono riappassionata alle tematiche di trucco visitando l’anno scorso a Villa Olmo la mostra di Boldini. È stata la Dame de Biarritz, coi suoi occhi ardenti dalle palpebre liquide e le secrezioni bituminose a impormi di fare qualcosa di diverso.

Diverso ad esempio dal mio smoky-eyes topo di Prussia, quello che svapora verso le orecchie come il vero fumo di Londra e si deposita in briciole e pulviscoli sul copriocchiaie da telenovelas. Rajan, io i tuoi consigli per liberare i miei occhi da quell’antico paravento di pergamena attraverso il quale sfidano le intemperanze li seguo tutti, ma perché il risultato è sempre così disatteso e tutte le volte diverso?
Forse che negli anni (dopotutto sarà dall’asilo che mi trucco per gioco o meno) i solchi scavati dai pennellini, come letti di fiumi fossili visibili solo dal satellite, tracciano un inevitabile percorso alle polveri?

Chissà se qualcuno la spunterà nella lotta che quotidianamente si consuma nel bagno di casa, fatto sta che all’appuntamento col trucco d’autunno sono andata nuovamente animata dalle migliori intenzioni di iniziare a fare qualcosa di nuovo e mi sono inserita con molto interesse nella querelle “primer” sì, “primer” meglio di no.

I miei primi contatti con questo prodotto che, a quanto dicono i tutorial d’autore, prepara la pelle a ricevere e a trattenere il make-up, risalgono al… no,non svendo tanto facilmente le info per risalire alla mia età… insomma, al vivo del mio periodo universitario, quando la mia amica di Londra importava quello vecchio della Benefit dalla bellissima scatolina in alluminio, ma che non ho comunque mai provato.
Ho ceduto poi alla facile tentazione di comprare quello più abusato in commercio e mi ci son trovata non bene, la pelle ricoperta da un film gelatinoso tipo rana pescatrice, che tira agli angoli della bocca (io tendo a ridere molto) e il colorito da maialino coraggioso.

Facefinity All Day Flawless 3‐in‐1 Foundation di Max Factor è un tre in uno a lunga tenuta con in sé la funzionalità di un primer, un fondotinta con fattore di protezione solare e un correttore.
Il fatto è che uscendo al mattino, spesso il mio trucco dopo le 18 ha un’aria frusta e se voglio dedicarmi ad attività sociali e non posso passar da casa a rinfrescarlo, sono costretta a dargli una ripicchiettata alla “bellemmeglio” (il trucco touchuppato come lo chiama Rajan), quello che si completa con una passata di gloss, praticamente il colpo di grazia per apparire definitivamente a buon mercato e scappata insalutato ospite dall’ufficio.
Con questo prodotto, è garantita l’inalterabilità del risultato dopo aver avuto l’accortezza di stenderlo adeguatamente e con un pennello bagnato su tutte le parti scoperte e visibili del nostro mezzobusto e si può, volendo, anche evitare il blush (ma io sono sicura che non ne farò a meno).

Sopra ad una omogenea base eburnea ma dall’aspetto comunque in salute, Rajan ha truccato gli occhi della modella con gli ombretti della nuova collezione, i Max Effect Mono Eye Shadow , utilizzando il Silver Dust e il Soft Lilac, stesi con precisi movimenti di polso per disegnare linee morbide sulla palpebra superiore e far emergere l’occhio quasi fosse all’interno del volto un pattern geometrico.

Interessante, pasticcerò. Ma qualunque cosa esca fuori, se mi piacerà, dovrò farmi la promessa di non ripeterla tutte le mattine come una condanna.

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