Coolcha | SS2013

Quello di Nicola Cortellucci, fondatore e tuttofare di Coolcha, è stato un lungo inseguimento. Non parlo di autostrade prese contromano, sparatorie, riprese aeree in diretta dall’elicottero della CNN… Non ce lo vedo. Il suo mondo è quello dell’abbigliamento, la passione lo streetwear.
Partendo come retailer in quel di Foligno (Pg), Nicola si è avventurato nel magico difficile mondo del fashion design con un marchio, Coolcha appunto, che gioca… sul gioco.
Ed è lì che è partito l’inseguimento. Nicola nella parte del cacciatore. Io in quella della preda.

Mail, messaggi su facebook – come fanno tutti, tra l’altro, ma con una costanza ed una tenacia invidiabili. Finché sono iniziati ad arrivare i pacchi. T-shirts, felpe.
Tutti capi di una qualità molto alta, a prova di microscopio e di stress-test a base di polpastrelli scatenati (arrotola una felpa Coolcha e scoprirai che è più comoda del tuo cuscino).

Il problema era il target.
Buono per “i primi, giovanilistici tempi di Frizzifrizzi” ma non per la linea editoriale che duramente e cocciutamente ci stavamo imponendo di seguire: alzare il tiro (anagrafico e qualitativo) a costo di perderci lettori (poi è andata esattamente al contrario), sintonizzandoci su frequenze che consideravamo più nostre piuttosto che inseguire i gusti del pubblico (ogni esperto di marketing ti direbbe che abbiamo fatto una cazzata, ma qua per nostra fortuna non c’è alcun esperto di marketing né guru della comunicazione e le decisioni vengono prese davanti a bicchieri di vino, premonizioni notturne, letture esoteriche).

Coolcha dunque l’ho accantonato. D’accordo la qualità, ma non mi interessava parlare a quello che credo fosse il bacino d’utenza del marchio.

Troppe grafiche furbe – ed io odio le cose furbe – e doppi sensi, buoni per ragazzini del liceo o eterni bambini dal dubbio gusto e con le rughe che si sfasciano di cocktail chimici sulla spiaggia. Questi i contro.

Tra i pro qualche mossa geniale: collaborare con aziende completamente fuori settore come Pentel (pennarelli, penne, matite) e Modiano e Dal Negro (le care vecchie carte e i giochi di una volta), trasformando i capi in veri e propri giochi da indossare.

L’inseguimento continua.
Come sanno quelli che come Nicola mi danno periodicamente – se non quotidianamente – la caccia, sono uno difficile da acchiappare, un po’ perché di tempo a disposizione ne ho veramente poco, un po’ perché la tendenza alla fuga (soprattutto mentale) è scritta irrimediabilmente nel mio DNA.
Ma uno scambio di commenti su un post che è stato un piccolo grande caso nel settore, qualche telefonata e un appuntamento in showroom per vedere la nuova collezione SS2013 di Coolcha – «DEVI vederla, Simone, poi mi dici senza peli sulla lingua che ne pensi» – ha messo finalmente la parola fine alla mia prolungata evasione.

Ho visto, ho toccato (e goduto) con mano, mi sono inchinato davanti a Nicola e suo padre (la loro è una bellissima storia di una famiglia di sognatori, ma questa te la racconto un’altra volta) e ho ammesso: «hai ragione, prendi le mie scarpe consumate come pegno in onore della tua costanza, chi mi fa cambiare idea per me diventa una sorta di eroe».

Ed ora eccomi qua, a parlare della SS2013, la collezione della svolta di Coolcha.
La qualità, sempre altissima, finalmente fa il paio con un’inedita sobrietà. Se rimangono comunque pezzi sui quali nutro ancora dubbi, non esiterei un attimo ad indossare le t-shirts nate dalla collaborazione con Modiano, con carta-taschino e risvolti che rimandano ai celeberrimi motivi astratti delle carte da scopa, pattern che ritornano pure negli interni di felpe e cardigan e sui cartellini (questi ultimi vere e proprie carte: quando acquisti un capo non sai quale ti capiterà).

Le grafiche, un inno alla discrezione rispetto alle passate collezioni, sono tono su tono o utilizzano al massimo tre colori, mentre Dal Negro ci mette i dadi – agganciati ai laccetti delle felpe o delle magliette – e Pentel i pennarelli.
Incredibilmente, i prezzi sono pure scesi, nonostante il made in Italy, dalle parti di Coolcha regni sovrano.

Ti lascio, caro lettore, con un pensiero finale: la morale della storia non è da leggere come un invito alla persecuzione del sottoscritto. La mazza da baseball accanto al comodino l’ho comprata per un motivo e quella di Nicola, tra l’altro, è stata sempre una ricerca di contatto diretto garbata e mai pedante, fosse andata diversamente non avresti mai sentito parlare di Coolcha su queste pagine.
Ora ti saluto. Squilla il telefono, arrivano mail, le notifiche di facebook s’infiammano ed io devo continuare a correre.

photos Denny Mosconi

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