Venti anni di Eau d’Issey

Usare il profumo, con questo caldo, dovrebbe essere vietato per legge e, a parere di chi scrive, punito con la pena capitale!
Ci si dovrebbe limitare ad acqua e sapone, non alla lettera perché il sapone secca la pelle – usare le creme idratanti è quasi impossibile – quindi meglio un detergente oleoso. Per la sottoscritta anche parlare di profumi, in questo periodo dell’anno, è oltremodo difficile, ma per il ventesimo anniversario dell’Eau d’ Issey, farò un’ eccezione. Del resto non è cosa da tutti giorni riuscire a creare una fragranza che piaccia alle donne per venti anni, in un mercato come quello odierno, in cui vengono presentati centinaia di profumi almeno due volte l’anno.

Forse lo avrete già letto, questo profumo nasce da un viaggio; all’aeroporto di Londra pronto ad imbarcarsi per Tokyo, Issey Miyake decide di spedire solo i suoi bagagli, compra uno zaino, ci mette dentro lo stretto necessario e parte per Atene. Qui nasce prima di tutto il nome e poi la fragranza viene di conseguenza.
Issey Miyake amava talmente tanto l’acqua da decidere di trasformarla in fragranza, un profumo che fosse moderno, che ricordasse l’acqua appunto, ma che durasse nel tempo. Il compito di “dare un’anima all’acqua” venne affidato al maestro profumiere Jacques Cavallier.
Nasce una fragranza fresca, tanto acquatica quanto vegetale grazie al lotus, con il suo profumo fresco e delicato, unito alla fresia. Svela poi il suo cuore fiorato di peonia, di giglio bianco, leggero ma inebriante e una punta di garofano speziato. Infine, le note di legno ed osmanto, che conferiscono dolcezza e mistero.

Come dare una forma all’acqua?
Non sembra un’impresa da prendere alla leggera… l’ispirazione anche  questa volta, sembra arrivare per caso. In una limpida serata parigina, Issey Miyake osservava la luna piena brillare al di sopra della Tour Eiffel e bum! Decise, per la sua fragranza voleva una sfera cristallina sulla punta di un flacone di vetro, per realizzarlo si circondò da creatori dal talento ecclettico: Alein de Mourgues e Fabien Baron.
Il flacone dell’Eau d’Issey unisce scultura e architettura nella sua silhouette conica slanciata e proiettata verso il futuro, un connubio perfetto tra oriente ed occidente, una forma indimenticabile ed inattesa.

Lo avrete capito, questo è il racconto dell’incontro tra l’acqua, nata dalla pioggia, dal mare, dalla rugiada, dai laghi, dai torrenti e gli altri elementi.
Non stupirà perciò se attraverso le stagioni, l’Eau d’Issey si evolve in differenti declinazioni olfattive, che si muovono attorno al tema iniziale. La sensualità dell’Eau de Parfum, speziata e fiorita, lascia spazio all’Eau de Toilette, che porta con sé la leggerezza della rugiada del mattino e rilascia tutta la freschezza dei fiori bianchi.
Ma l’acqua continua a scorrere in un movimento perpetuo, slanciato verso il futuro ed ecco prende vita  l’Eau d’Issey Florale, tenero e delicato come un bocciolo di rosa, segna l’approdo al terzo millennio.
L’Eau d’Issey non può fare altro che scorrere e profumare colli, braccia, polsi e decolté di milioni di donne al mondo. Ed io non posso fare a meno di pensare a quante donne si sono profumate con questa fragranza in questi venti anni.
Quanti litri di questa acqua hanno versato? Chi erano le donne che lo compravano 20 anni fa e chi sono queste donne ora?

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