Quest’anno, alla mia prima lezione da studente della Milano Trade School negli spazi di Accurat vicino al Piccolo, tutto mi sarei aspettata fuorché di partecipare ad una iniziativa a dir poco semi-accademica, dal titolo: Keynes, Debito e Disoccupazione… in baratto(lo), con tanto di dibattito (io che di solito prevengo anche il primo accenno di ringraziamenti scappando accecata dal calo dell’ attenzione), proseguito addirittura in una salsamenteria parmense in Brera davanti a una ciotola di Bonarda e a una scodella di polenta fritta e insalata russa di mezzanotte!
Questo per dire che la cosa ci ha animato davvero tutti e che io per prima non volevo mollare il botta e risposta (sarà segno che mi sto facendo grande?), perché dopotutto è inutile non sorridere amaramente del fatto che le parole “crisi”, “spread” e “cetriolo” ormai hanno sostituito “mamma”, “pappa” e “papà” nel linguaggio di sopravvivenza del post-neonato.
Così, in una chiara serata di primavera con vista Castello, Emanuele Fietta, Ilaria De Marchi, Riccardo Donat-Cattin e Marco Caccin, membri nella neonata associazione Adheya di Torino, un gruppo di ingegneri, filosofi, economisti, sociologi, letterati, giuristi uniti dalla voglia di capire e vivere attivamente il nostro ruolo nella società, si sono resi disponibili a raccontare cosa i loro studi sull’argomento “crisi” stanno mettendo in luce di un andamento economico/politico che rassicura pochi.
Quello che ho respirato e che mi ha in parte colpito, a parte l’entusiasmo pur nei toni sommessi e a volte costernati dei relatori, è che nonostante la negatività di fondo dell’argomento in sé, nella platea dei partecipanti si respirava un aria positiva e autodeterminante, sorretta dalla consapevolezza di quanto è fondamentale il ruolo che ognuno di noi assume attivamente nella società.
Le nostre esistenze sono governate da fili invisibili nelle mani di qualche sporco burattinaio o invece sono ancora poeticamente guidate dal dio AMORE?
La conoscenza viaggia anche sul filo del baratto e scoprirlo risulta emozionante.
Un grazie anche al mio fidanzato che mi ha fatto da tutor e ha ispirato un post su un tema che solitamente fingo di ignorare.