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Romanzo di una strage
di Marco Tullio Giordana
Italia 2012

In realtà, quando si parla di gradi “misteri” italiani (Bologna, Piazza Fontana, Ustica, Moro etc) valgono le parole di PPP, queste, che furono scritte proprio in quegli anni lontani, plumbei e piombati, che noi che viviamo ora la nostra vita 2.0, quando l’indignazione la gridiamo con i iLike di Facebook, non possiamo proprio immaginare; credo sia inutile anche solo provarci, provare a capire cos’era andare all’università con le pistole, andare alle manifestazione e crederci, credere di poter cambiare l’Italia. Tipo che c’erano i sogni, ora c’è Instagram. Quindi oggi, col senno di poi, leggere ancora di “grandi Misteri” diventa un eufenismo, bisognerebbe chiamarli “grandi certezze”, certezza che dietro la strategia della tensione c’era la politica, che sacrificava la gente normale come pedine, che c’è chi sa. E presumibilmente è ancora dietro qualche scrivania a muovere i pezzi.
Un film come questo ha ragione di esistere, comunque, anche se per certi versi diventa perfino facile.

Romanzo di una strage è un buon film per svariati motivi: c’è Mastandrea – la presenza scenica di Mastandrea cresce ad ogni film, è diventato, per davvero, un Attore incredibile, se pensi a come è nato mette quasi un certo spavento; c’è Favino, che inutile negarlo, quando è diretta da gente che sa come dirigerlo è bravo (e poi meglio un Favino che fa il Favino che cento Accorsi che fanno gli Accorsi); c’è che la regia è di Tullio Giordana che oltre ad averci regalato uno dei migliori esempi di Cinema Italiano dell’ultimo decennio (La Meglio Gioventù, davvero uno dei pochi film che ha saputo essere “italiano” e al tempo stesso qualitativamente su un altro livello)… l’unica a farci la solita figura barbina è la Chiatti, presumibilmente piazzata lì dalla produzione perché del film se ne potesse parlare anche sui femminili da edicola (che poi scusate ma la Chiatti non si professa fervente destrorsa? Che ci fa in questo film?); è un buon film anche perché non si abbandona a facili sensazionalismi alla Romanzo Criminale, dove i cattivi sono “fighi” e i poliziotti necessariamente dei bastardi. Qui c’è solo gente che fa il suo lavoro, da una parte e dall’altra.

“Per certi versi facile” – dicevo – perché raccontarci una Strage impunita e palesemente “di Stato” come quella di Piazza Fontana è come passare il sale su una ferita aperta e siccome è impossibile dipanare la cortina di nebbia che il Palazzo produce intorno ai suoi atti infami, il film a conti fatti fa solo incazzare, e molto, perché sai che anche se non scoppiano più le bombe, le cose non sono cambiate poi molto e che i sogni dei nostri genitori – loro che ne avevano – si sono infranti uno per uno.
Sarà per questo che noi di sogni non ne abbiamo?
Metti Like se sei d’accordo.

http://www.youtube.com/watch?v=-k4HXaIaaps

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