Indie Brands

Dagli scantinati alle stelle senza passar dalle stalle (altri tempi: oggi pure il Messia verrebbe al mondo tra scatoloni, pacchi di vecchie riviste e reti wi-fi a scrocco), ovvero la storia di tante realtà imprenditoriali che hanno avuto la fortuna di veder la luce lontano dal buco nero burocratico e culturale italiano ed il merito di aver saputo affrontare il mondo con la schiena dritta, idee valide (spesso ai confini con il geniale) ed un marketing azzeccato.

Aziende come Threadless (t-shirts d’autore, o quasi, low-cost), Atypyk (oggetti di design “sagace”, abbastanza per sfondare prima in rete poi nei negozi), OAT Shoes (sneakers biodegradabili che in pochi mesi tornano alla natura e nelle quali puoi pure piantare fiori), We Transfer (il modo più sexy per spedire grossi files – peccato solo sia in flash) e tante altre: 30, per la precisione, raccolte insieme alle loro ricette per il successo, interviste, immagini dei loro prodotti, del loro mondo, dei loro uffici (again), in un librone intitolato Indie Brands, appena pubblicato dagli olandesi di Bis Publishers.

Amici e lontani cugini che stanno cercando di sbarcare il lunario a modo loro sicuramente ne riceverebbero più che volentieri una copia in occasione del prossimo frugale, austero, equo Natale.

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