Style Rookie: storia di una (troppo?) giovane blogger e di un blogger (non troppo giovane) che vuole scrivere un articolo su di lei

Style Rookie

Qualche giorno fa sul blog di Urban Outfitters ho letto di questa giovanissima blogger americana, Tavi, che appena dodicenne è già diventata una piccola grande star nel panorama dell’editoria fashion.
Dopo una serie di articoli su di lei sul web, il suo blog Style Rookie è stato segnalato anche da una testata del calibro del New York Magazine che parla anche dell’uscita di un articolo, sempre su di lei, sull’inserto fashion del New York Times della prossima settimana.

Il fatto è che Tavi non è diventata così famosa perché alla sua età ha un blog di moda: quello ce l’hanno centinaia, migliaia di altre ragazzine come lei, e gli Stati Uniti non sono l’Italia, dove ogni volta che in tv si parla di blog arriva l’esperto che spiega ai teleascoltatori cos’è un blog e perché può essere dannoso, o giornali come Repubblica mettono la scheda illustrata che spiega chi e perché scrive un blog e i casi di cronaca nera associati ad essi, o in un importante fiera di abbigliamento se dici blog capiscono blob e ti prendono comunque per una spia dei cinesi perché hai la macchina fotografica…

Tavi, fortuna sua, non è italiana, altrimenti avrebbero parlato di lei esperti di educazione, insegnanti e mamme preoccupate, vallette insulse e la Palombelli da Vespa. Avrebbe detto la sua pure qualche parlamentare – destra o sinistra è lo stesso, in questi casi sono unite come un unico battaglione rosa. Una volta calmatesi le acque, poi, le avrebbero dato un programma su La7…

Negli Stati Uniti si parla di Tavi perché Tavi è giovane, sì, ma soprattutto perché alla sua età è anche brava. Scrive meglio di tanti quindicenni, di tanti ventenni, e pure trentenni o quarantenni e via dicendo.
Non che si metta a filosofeggiare. Lei parla di moda: le piace provare di tutto, mescola gli stili insieme alle sue amichette e poi pubblica tutto sul blog, foto comprese.
Se solo avesse anche una macchina fotografica migliore forse ora sarebbe anche una piccola star dell’obiettivo.

Proprio dalle foto però mi nasce un dubbio. Uno di quei dubbi grandi e grossi che ti si pianta sulla schiena e fa tanta ombra che quasi non riesci a vedere i tasti quando scrivi e che ti fa battere e ribattere ogni frase per aggiustare e riaggiustare le parole, quando in realtà piuttosto che sistemando una frase stai cercando di mettere a posto i pensieri.
Tra pochi mesi sarò papà (e lascio a questo strano e sofferto articolo il compito di annunciarlo) e già mi immagino come sarà e come non sarà. Come vorrei che fosse e che non fosse. E soprattutto che padre vorrei essere e quale invece no.

Mi piacerebbe che mia figlia a dodici anni, scrivesse come Tavi? La risposta è sì. Probabilmente ne sarei fierissimo, come sarei fiero di qualsiasi altro suo talento, che c’entri la scrittura o meno.
Mi piacerebbe che mia figlia a dodici anni si fotografasse come fa Tavi e tutti potessero vederla da casa loro? La risposta è no.
So che, come si dice sempre, la malizia è negli occhi di chi guarda e che mettere un freno o un divieto ad una che come lei lo fa per passione e divertimento sarebbe come vietare ad un brava e giovanissima nuotatrice di andare in piscina per una di quelle paranoie da genitore del 2000 che poi diventano paure collettive da dare in pasto a tutti durante il tg delle 13,00.

Non mi ci vedo nella parte del genitore moralista che ascolta quel che dicono preti, parlamentari, psicologi da tv e opinionisti, ma purtroppo questo è uno strano mondo. Se capita che un lettore ti chiama la domenica pomeriggio perché vuole venire a casa tua per farti vedere le sue t-shirts (ed è capitato), sinceramente preferirei che mia figlia si mettesse a fare qualcos’altro, a dodici anni, piuttosto che diventare una blog-celebrity.

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