Tesori d’archivio: le litografie delle scenografie per i teatrini di carta di fine ‘800

Era il 1887 quando Robert Louis Stevenson — all’epoca già celebre e acclamato per romanzi poi diventati dei classici della letteratura come L’isola del tesoro, La freccia nera e Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, quest’ultimo pubblicato appena un anno prima — raccoglieva in un libro intitolato Memories and Portraits una serie di saggi e articoli, tre dei quali fino a quel momento inediti, mentre tutti gli altri erano già apparsi su riviste come Scribner’s, The English Illustrated, The Magazine of Art e The Contemporary Review, oppure dati alle stampe ma circolati in privato.
Si trattava di testi slegati tra loro ma, come suggeriva lo stesso Stevenson nell’introduzione, «un certo filo di significato li lega. Ricordi dell’infanzia e della giovinezza, ritratti di coloro che ci hanno preceduto nella battaglia: presi insieme, costruiscono un volto che “ho amato molto tempo fa e ho perso per un po’”, il volto di ciò che una volta ero me stesso».

In uno dei saggi, dal titolo “A Penny Plain and Twopence Coloured”, l’autore parlava del cosiddetto toy theater, o “teatro di carta”, cioè il palcoscenico in miniatura — appunto in legno o cartoncino — col quale si può giocare a mettere in scena spettacoli usando marionette o sagome dei personaggi, con sfondi illustrati e intercambiabili a fare da scenografia.

Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)

Diffusi fin dalla fine del ‘700, questi passatempi raggiunsero l’apice del successo nell’Inghilterra del XIX secolo, dove si trovavano in commercio dei veri e propri kit con tutto l’occorrente per mettere in piedi alcune tra le rappresentazioni sceniche più acclamate. Negli anni dell’infanzia di Stevenson, le scenografie e i personaggi erano generalmente venduti in due versioni: quella più economica costava un penny ed era stampata in bianco e nero, da dipingere poi in proprio — così faceva lo scrittore, sostenendo che «l’acquisto e la prima mezz’ora in casa [a pitturare], quello era il vertice [della gioia]» ed esprimendo un malcelato e disprezzo per «quel bambino che, rinunciando volontariamente al piacere, si abbassa al “colore da due soldi”», riferendosi a quelli che, al prezzo di due pence (da qui il titolo del saggio, A Penny Plain and Twopence Coloured1), acquistavano le tavole già colorate.

Verso la fine del suo testo, Stevenson citava un luogo: «Se amate l’arte, la follia o gli occhi brillanti dei bambini» scriveva, «correte da Pollock’s».
Chi era questo Pollock? Era Benjamin Pollock, proprietario di un negozio inizialmente specializzato proprio nella vendita di kit per il toy theater.

Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)

Nato nel 1856 nel quartiere londinese di Hoxton, all’età di 20 anni Pollock sposò Eliza Reddington. Di tre anni più anziana di lui, la ragazza aveva ereditato da suo padre John una tipografia specializzata nella stampa dei materiali per i teatrini di carta. Partendo da quell’attività, lei e Benjamin aprirono il loro negozio, che tuttavia visse momenti difficili, dato che nel frattempo i teatri-giocattolo erano stati soppiantati da altre novità, come i grammofoni e le lanterne magiche.
Non mancavano però gli ammiratori: oltre a Stevenson — come ricorda Elisa Galeati sul blog di Topipittori parlando de Le meraviglie del Pollock’s Toy Museum — «si citano nientemeno che Chesterton, Winston Churchill e Charlie Chaplin».

Alcune delle litografie dell’epoca — quelle a colori, con buona pace di Stevenson — si possono vedere sul sito del Met Museum, dove è anche possibile scaricarle per poterle poi usare liberamente, essendo ormai di pubblico dominio.
Quanto al Benjamin Pollock’s Toy Shop, dopo la morte del fondatore, nel 1937 (la moglie Eliza se ne andò molto prima di lui, tra il 1895 e il 1901), il negozio riuscì comunque a sopravvivere all’avvento di passatempi sempre più moderni e tecnologici: dopo diversi spostamenti e passaggi di proprietà, infatti, esiste ancora, oggi in zona Covent Garden, e vi si trovano teatrini di carta e giocattoli vintage.
Dal 1955 all’attività commerciale si è affiancato anche un museo (quello di cui parla Galeati nel suo bell’articolo), che dall’88 è totalmente indipendente dal negozio. Costretto a chiudere a inizio 2023, ha trovato una sistemazione temporanea nel borgo di Croydon e, in attesa di trovare un’altra sede permanente, organizza periodicamente delle esposizioni pop-up.

Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Litografia per una scena per teatrino di carta dello spettacolo “Jack and the Giant Killer”, pubblicata da Benjamin Pollock, Londra, 1870–90 ca.
(fonte: Met Museum)
Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.