Tricotillomania: sdrammatizzare, attraverso un corto d’animazione, il disturbo ossessivo compulsivo di strapparsi i capelli

Noto fin dall’antichità (ne scrissero ad esempio Aristotele e Ippocrate), il fenomeno dello strapparsi in maniera incontrollata i capelli e i peli del corpo è stato identificato come disturbo a fine ‘800 dal dermatologo francese François Henri Hallopeau (la vaga assonanza del cognome con l’alopecia è solo un curioso caso), che decise di chiamarlo tricotillomania: letteralmente “ossessione per lo strappare i capelli”.
Oggi riconosciuta come una variante specifica del Disturbo Ossessivo Compulsivo, la tricotillomania colpisce tra l’1 e il 2% della popolazione, è più frequente nel genere femminile, e può manifestarsi in varie forme: intenzionale o automatica, con preferenza per i capelli, le sopracciglia e le ciglia, ma c’è la possibilità che coinvolga altre aree, come ascelle, pube e arti. In casi più rari si associa all’abitudine di masticare o addirittura mangiare i peli staccati.

Com’è facile immaginare, sia tratta di una condizione che può colpire profondamente la vita sociale delle persone. La giovane illustratrice e animatrice statunitense Kelly Schiesswohl, in arte kelly4me ha provato a sdrammatizzare… drammatizzandola, cioè rappresentandola in forma di storia animata, quella di una ragazza che decide di buttarsi nell’ultima cosa che andrebbe fatta di fronte a qualsiasi problema medico, proprio o altrui, in cui ci si possa imbattere: fare una ricerca online.

Frame del corto “TRICHOTILLOMANIA!”, di kelly4me, 2021
Frame del corto “TRICHOTILLOMANIA!”, di kelly4me, 2021

La protagonista del corto, intitolato TRICHOTILLOMANIA!, è spaventata, ansiosa, inquieta, a disagio, ed è sopraffatta da diagnosi sbrigative e superficiali, rimedi veloci e “miracolosi” e un generale eccesso di informazioni capace di destabilizzare chiunque. kelly4me sceglie però di raccontarlo attraverso il registro del grottesco e con un’overdose di colori accesi e di stimoli visivi, capaci di alleggerire — pur senza banalizzarlo — l’imponente peso specifico della situazione.

Si tratta, come è lecito immaginare, di una vicenda che per la regista (già apparsa qui su Frizzifrizzi in quanto autrice di uno dei bellissimi poster illustrati dell’ultima edizione del festival italiano La Guarimba) è molto personale.
«Ho sentito che TRICHOTILLOMANIA! avrebbe dovuto raccontare una parte precedentemente nascosta della mia storia e raccontarla in un modo che fosse del tutto sfacciato, senza restrizioni e fedele alla mia pratica artistica» ha raccontato Schiesswohl a Short of the Week.

Frame del corto “TRICHOTILLOMANIA!”, di kelly4me, 2021
Frame del corto “TRICHOTILLOMANIA!”, di kelly4me, 2021

Ridere e sdrammatizzare, è vero, non è sempre la soluzione. Ma spesso sì, lo è eccome, e si rivela il sistema più efficace per condividere la zavorra di un trauma, condividendolo con altre persone.
«La “Trich”» dice l’artista «era qualcosa che mi ha tormentato durante tutto il college e spesso era l’elefante nella stanza tra me e la mia comunità. TRICOTILLOMANIA! parla della mia strana e personale esperienza, ma in un modo che apre la porta agli altri per guardarsi dentro ed esaminare (o ridere di) gli aspetti sorprendenti e inesplorati di sé stessi».

Realizzato come tesi di laurea e selezionato da numerosi festival in tutto il mondo, il corto è del 2021, ma è uscito in questi giorni in versione integrale su Vimeo.

Frame del corto “TRICHOTILLOMANIA!”, di kelly4me, 2021
Frame del corto “TRICHOTILLOMANIA!”, di kelly4me, 2021
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