I video di Elina Adrshina mostrano la tecnica della linoleografia a forma persa, inventata da Picasso

La linoleografia è una tecnica di stampa affascinante e molto democratica: si può tranquillamente praticare in casa, richiede pochi materiali e non necessita di strumenti costosi. Deriva dalla xilografia, della quale è una versione semplificata, e si è sviluppata a inizio ‘900 a partire da un materiale — il linoleum — brevettato nel 1863 come pavimentazione.
Se nella xilografia si usano come matrici dei blocchi di legno opportunamente incisi e inchiostrati (un blocco per ogni colore), poi stampati con un torchio, nella linoleografia il linoleum, assai più morbido e semplice da tagliare e incidere, sostituisce il legno.
Non ci sono testimonianze su chi per primo abbia avuto l’illuminazione di utilizzare un pavimento per fare arte, tuttavia, in breve tempo, questa tecnica è riuscita a conquistare l’interesse di alcuni tra i più grandi nomi delle arti visive di inizio XX secolo. Uno su tutti: Picasso.

L’artista andaluso si avvicinò alla stampa fin da ragazzino, ma iniziò a praticarla più seriamente a partire dal 1904, quando si stabilì definitivamente in Francia, sperimentando con la puntasecca, la litografia e la xilografia, e collaborando con diversi stampatori. Nel ’45 allestì addirittura un piccolo studio all’interno di una stamperia, lo Studio Mourlot, specializzato in litografia, dove passava gran parte delle sue giornate, non di rado facendo impazzire gli artigiani del laboratorio (Fernand Mourlot diceva che Picasso «guardava, ascoltava, faceva il contrario di ciò che aveva imparato — e straordinariamente funzionava!»).
Quando nel ’59 lasciò definitivamente Parigi per trasferirsi a Vallauris, in Costa Azzurra, la collaborazione con Mourlot— data la distanza — andò diradandosi (la stampa d’arte è un lavoro che si costruisce a partire dalla forte intesa tra artista e stampatore: bisogna essere lì, sul posto, insieme) e Picasso si avvicinò alla linoleografia. Si rivolse a uno stampatore del posto, Hidalgo Arnéra, che aveva conosciuto anni prima. Arnéra aveva imparato dal padre le arti della stampa ma la linoleografia la apprese negli anni della guerra durante un soggiorno forzato in Austria, uno dei primissimi paesi in cui questa tecnica si diffuse.

Affascinato dal segno semplice, deciso e un po’ grezzo lasciato dal linoleum sulla carta, ma annoiato dai molti passaggi necessari per tirare un’opera a più colori, Picasso, che era un grande sperimentatore, inventò insieme ad Arnéra (non si sa chi dei due arrivò all’idea: qui li vediamo entrambi al lavoro) una tecnica linoleografica differente da quella solita: invece di incidere una lastra di linoleum per ogni colore, i due pensarono di sviluppare tutti i passaggi su una singola matrice, via via incidendola, inchiostrandola e stampando un “livello”. Si procede a partire dai colori chiari e si arriva infine a quelli scuri. A differenza della linoleografia tradizionale, la matrice non si può più riutilizzare e dunque serve una grandissima abilità, innanzitutto per immaginare tutti i passaggi necessari a realizzare l’opera finale, e poi nel non fare errori con i colori e la composizione.

Questa variante si chiama linoleografia a forma persa ed è ancora oggi impiegata da artiste e artisti in tutto il mondo, tra cui la giovane stampatrice russa Elina Adrshina, che su YouTube pubblica i video del “making of” dei suoi lavori, dai quali è possibile rendersi conto della maestria necessaria a padroneggiare questa tecnica (per chi volesse impararla, c’è un libro, uscito l’anno scorso, intitolato Linocut and Reduction Printmaking: Design and Techniques).

co-fondatore e direttore
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