Piet Oudolf At Work: il mondo del grande paesaggista neerlandese, in un libro

Sulla scrivania del suo studio — a Hummelo, piccolo villaggio di poco più di mille anime nella provincia della Gheldria, Paesi Bassi — Piet Oudolf tiene una collezione di tazze, ciascuna piena zeppa di pennarelli, pastelli, penne. Sembrano tante isole di colore, non dissimili da quelle che lui stesso disegna nei suoi straordinari progetti, adoperando il contenuto di quelle tazze per tradurre in mappe le idee che l’hanno reso uno dei più celebri paesaggisti contemporanei, autore di veri e propri capolavori viventi e in costante mutazione, come la High Line di New York, il Giardino delle Vergini della Biennale di Venezia, lo Hortus Conclusus delle Serpentine Galleries di Londra, il Lurie Garden di Chicago, il giardino del Vitra Campus a Weil am Rhein o quello del celebre ristorante Noma di Copenhagen.

Classe 1944, cresciuto nel ristorante di famiglia nelle campagne circostanti Harleem, dov’è nato, Oudolf ha intrapreso la sua avventura nel mondo della botanica e della progettazione di giardini da autodidatta, dapprima innamorandosene durante un lavoro estivo in un vivaio, da ragazzo, e poi, molti anni e molti lavori dopo, acquistando con sua moglie Anja un terreno a Hummelo, dove i due iniziarono a raccogliere semi recuperati un po’ ovunque in giro per l’Europa, fondando negli anni ’80 un vivaio specializzato in piante perenni, che diventò pian piano un punto di riferimento nel settore in un periodo in cui — dalle precedenti tendenze di progettazione del paesaggio basate su blocchi monocoltura di piante “scenografiche” — l’interesse cominciò a spostarsi sempre più verso le specie autoctone e le piante perenni a bassa manutenzione, organizzate in maniera da assomigliare il più possibile ai “disegni” della natura allo stato selvaggio.

“Piet Oudolf At Work”, Phaidon, 2023
(fonte: phaidon.com)
“Piet Oudolf At Work”, Phaidon, 2023
(fonte: phaidon.com)

Oudolf — che esordì come designer progettando giardini privati, ottenendo il suo primo, grande incarico pubblico con il Drömparken di Enköping, vicino Stoccolma, nel 1996 — si ritrovò capofila, simbolo e metro di paragone del cosiddetto New Perennial Movement, caratterizzato appunto dall’uso delle piante perenni per ottenere scenari iper-naturali e apparentemente spontanei, ma in realtà curati fin nel minimo dettaglio, tenendo conto dell’assetto stagionale di ogni specie, ben oltre il periodo di “picco” che è la fioritura (la stagione preferita di Oudolf è l’autunno, infatti il documentario che nel 2017 il regista Tom Piper ha girato su di lui, intitolato Five Seasons, si sviluppa in maniera stagionale, compiendo un intero ciclo, da un autunno all’altro).

Autore, pur senza quasi scrivere nemmeno una riga, di circa una decina di libri (il più importante dei quali è probabilmente Planting. A new perspective, nel quale sono illustrate sia le teorie che le metodologie del grande paesaggista), Oudolf è ora al centro del progetto editoriale finora più ambizioso tra quelli in cui è stato coinvolto: Piet Oudolf At Work, in uscita per Phaidon.
Il volume monografico, oltre a presentare i suoi più importanti progetti, racconta infatti anche da dove vengono le sue ispirazioni, come si traducono in disegno (le sue tavole, dal punto di vista squisitamente visivo, sono dei veri gioielli, e nel libro ve ne sono moltissime, gran parte finora inedite), e da lì alla creazione del giardino vero e proprio.

“Piet Oudolf At Work”, Phaidon, 2023
(fonte: phaidon.com)
“Piet Oudolf At Work”, Phaidon, 2023
(fonte: phaidon.com)

Introdotta da un testo firmato dall’architetto paesaggista Cassian Schmidt, direttore dell’Hermannshof Garden di Weinheim, in Germania, l’opera raccoglie anche diversi saggi, affidati a Nöel Kingsbury, progettista di giardini e scrittore col quale Oudolf ha già collaborato in molti dei suoi libri; al giovane talento del giardinaggio Jonny Bruce; all’architetto paesaggista James Corner; e a Rosie Atkins, fondatrice della rivista Gardens Illustrated e già curatrice del Chelsea Physic Garden di Londra. A questi si aggiunge un’intervista che, insieme a Oudolf, coinvolge anche il grande critico, curatore e storico dell’arte Hans Ulrich Obrist, direttore artistico della Serpentine Galleries, e l’artista tedesco di origini indiane Tino Sehgal, Leone d’Oro alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2013.

Il tutto, accompagnato da moltissime immagini, va a costruire un complesso e appassionante ritratto sulla vita, le teorie e le opere di un artista e progettista che, insieme a Gilles Clément, è considerato come una figura centrale del nuovo “umanesimo” applicato al giardino.

Piet Oudolf At Work

Phaidon, 2023
276 pagine

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“Piet Oudolf At Work”, Phaidon, 2023
(fonte: phaidon.com)
“Piet Oudolf At Work”, Phaidon, 2023
(fonte: phaidon.com)
“Piet Oudolf At Work”, Phaidon, 2023
(fonte: phaidon.com)
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