Young V&A, Adventure Display, Imagine Gallery (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)

Il nuovo Young V&A, il museo londinese interamente dedicato a bambine e bambini

C’era una volta il Museum of Childhood, un museo pensato per l’infanzia, nato nel negli anni ’70 come costola del ben più celebre Victoria & Albert Museum di Londra.
Situato nel quartiere di Bethnal Green, in un edificio prefabbricato con struttura in ferro, trasportato lì da South Kensighton, originariamente si chiamava Bethnal Green Museum e dall’anno della sua fondazione, il 1872, ospitò svariate collezioni, integrandole, a partire dal 1922, con un’area dedicata a oggetti e giocattoli per bambine e bambini. Nel corso dei decenni il focus sull’infanzia diventò sempre più marcato e nel 1974 — dopo un anno di lavori di ristrutturazione per rendere gli spazi più adatti ai piccoli e riorganizzare completamente le collezioni — il museo riaprì appunto come V&A Museum of Childhood, diventando una delle mete preferite dalle famiglie, britanniche e non, che vivevano o visitavano la capitale.

Per poco più di trent’anni gli allestimenti, al netto delle mostre temporanee, rimasero più o meno immutati. Fino al 2005, quando le porte si chiusero ancora, per riaprirsi l’anno successivo con un nuovo ingresso e un nuovo assetto interno.
Ma l’operazione di “restyling” più profonda doveva ancora arrivare, ed è recentissima.

Young V&A, Town Square with Feature Stair (foto e copyright: Luke Hayes | courtesy: Victoria and Albert Museum)

Nel 2019, infatti, il museo ha sospeso nuovamente l’attività. Tutti e 30 mila i pezzi della collezione sono stati revisionati, imballati e trasportati nella sede principale del V&A, mentre l’edificio di Bethnal Green veniva interamente rivisto.
Il progetto di ristrutturazione, affidato a ben due studi — AOC architecture e De Matos Ryan — prevedeva la valorizzazione e il ripristino dell’originaria struttura vittoriana: le grandi finestre, chiuse da anni, sono state riaperte per far entrare la luce naturale; il pavimento di marmo a mosaico, risalente all’800 e all’epoca realizzato dalle detenute del carcere di Woking, è stato restaurato e riportato alla luce. In un’ottica di sostenibilità ambientale, molti dei resti del precedente assetto sono stati reimpiegati, come ad esempio le vetrine e le cornici delle mostre, oppure le macerie del cantiere, diventate delle superfici di lavoro in stile terrazzo alla veneziana, mentre i piedistalli e le panche sono state ricavate riciclando la plastica dei vasetti di yogurt.

Per quanto riguarda l’allestimento, AOC architecture e De Matos Ryan hanno messo in piedi un vero e proprio laboratorio di co-progettazione, collaborando un gran numero di realtà (tra cui Graphic Thought Facility per il graphic design) e soprattutto coinvolgendo nel progetto bambine, bambini e insegnanti delle scuole locali, oltre ad esperte ed esperti di sviluppo infantile, cercando in questo modo di identificare desideri e bisogni — anche di inclusività — e dar loro vita e spazi all’interno del museo.

Young V&A, Town Square (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Town Square (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)

Dopo tre anni di lavoro e una spesa di più di 13 milioni di sterline, il V&A Museum of Childhood è stato riaperto il 1º luglio con un nuovo nome: Young V&A.
Nella sua nuova veste, il museo espone oltre di 2000 oggetti, che risalgono fino al 2300 a.C. e arrivano fino alle più moderne tecnologie odierne. Sono tre le gallerie principali — con nomi che evocano l’uso che i piccoli visitatori e le piccole visitatrici (il museo è pensato per un pubblico da 0 a 14 anni e l’ingresso è gratuito) potranno farne: Play, Imagine e Design — e periodicamente saranno ospitati eventi e mostre, la prima delle quali inaugurerà a ottobre e sarà dedicata al Giappone.

A differenza di molti musei destinati a un pubblico adulto, nel Young V&A l’invito esplicito è a toccare, gattonare, scoprire non solo con gli occhi ma anche con le mani.
«Questo posto è serio e giocoso allo stesso tempo, sofisticato e diretto» ha scritto sul Guardian il critico d’architettura Rowan Moore, confermando quanto sostenuto dal grande Munari, che com’è noto disse: «giocare è una cosa seria!».

Young V&A, Marble Run in Moving & Making, Play Gallery (foto e copyright: Luke Hayes | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Play Gallery including Sand Spinner (foto e copyright: Luke Hayes | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Build It, Play Gallery (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Mini Museum, Play Gallery (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Families in The Arcade, Play Gallery (foto e copyright: Luke Hayes | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, The Arcade, Play Gallery (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Mini Museum, Play Gallery (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Place (Village) Installation, Imagine Gallery (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Adventure Display, Imagine Gallery (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Adventure Display, Imagine Gallery (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, The Stage, Imagine Gallery (foto e copyright: Luke Hayes | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Change, Design Gallery (foto e copyright: Luke Hayes | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Hero Arm Display, Design Gallery (foto e copyright: Luke Hayes | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Change Display, Design Gallery (foto e copyright: David Parry | courtesy: Victoria and Albert Museum)
Young V&A, Shop (foto e copyright: Luke Hayes | courtesy: Victoria and Albert Museum)
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