Tante volte mi sono chiesto in quali forme avrebbero potuto incarnarsi i principi della progettazione modernista se, in un’ipotetica timeline parallela, coloro che li enunciarono avessero avuto a disposizione, fin dall’inizio, le tecnologie odierne: la potenza e la precisione del software, i materiali “intelligenti”, le interfacce tra mondo fisico e mondo (virtualmente infinito) digitale.
È assai difficile immaginarlo, ma in effetti è lecito pensare che le cose non sarebbero forse andate molto diversamente, se non nella forma perlomeno nella sostanza, trattandosi di fondamenti solidi come il granito, concepiti proprio per resistere al passare del tempo e delle mode, inseguendo l’utile («Design is not art. Design is utilitarian. Art is useful, but not utilitarian» disse Massimo Vignelli in un’intervista realizzata nel 2013 da Nicola-Matteo Munari) e il funzionale, cercando la bellezza e l’eleganza nell’essenzialità e nella razionalità, e in effetti dimostrando — nel corso dei decenni e al netto del manicheismo di chi sostiene che il design d’ispirazione modernista sia l’unica strada percorribile (ovviamente non è così) — come tali principi fossero, dopotutto, effettivamente inossidabili. Lo erano 50, 60, 80 anni fa e lo sono ancora oggi.

(fonte: victionary.com)
A dimostrarlo è un libro come New Utilitarian, pubblicato in questi giorni dall’editore indipendente Victionary, specializzato in opere antologiche dedicato alle tendenze contemporanee della comunicazione visiva.
Attenzione al dettaglio («Dio sta nei dettagli» sosteneva Mies van der Rohe), sintesi («Good design is as little design as possible» è uno dei 10 principi del buon design di Dieter Rams), griglie, gabbie, modularità e una ristretta selezione di caratteri tipografici sono tuttora “leggi” valide e attualissime per chiunque voglia raggiungere lo scopo finale, che si tratti di costruire qualcosa di duraturo — un palazzo così come una borsa, un abito, un paio di occhiali — o di comunicare efficacemente.
New Utilitarian — che, come oggetto-libro in sé, segue i medesimi principi — raccoglie alcuni tra i migliori esempi contemporanei di chi progetta basandosi sulla lezione modernista, ma alla luce delle possibilità offerte dalle tecnologie attuali: in oltre 300 pagine, il volume passa in rassegna pubblicazioni, identità coordinate, siti, interfacce digitali, pubblicità, packaging, poster, offrendo — spiegano da Victionary — «uno sguardo intrigante sui designer che applicano senza soluzione di continuità un approccio sistematico al loro lavoro per tradurre idee audaci in linguaggi visivi sorprendenti per l’era dei dati».

(fonte: victionary.com)

(fonte: victionary.com)

(fonte: victionary.com)

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