2022, una pubblicazione racconta l’ultimo anno su Instagram di Laguna~B

Alla fine del 2021, il team di Laguna~B, azienda veneziana che produce bicchieri di design in vetro, ha deciso che era arrivato il momento di trovare un luogo differente da Instagram per raccontarsi al mondo esterno. Sul come dire addio alla piattaforma social, le idee sono state chiare fin dal principio: serviva un anno, un profilo svuotato dai precedenti contenuti e il contributo di tutti.

Ogni settimana, fin dall’inizio del 2022, un nuovo carosello, composto da 7 immagini scattate dai membri del team nello svolgimento della normale quotidianità e non solo, compariva, per poi sparire la settimana successiva per fare posto ad un altro. Dodici mesi dopo, alla mezzanotte del 31 dicembre, è comparso un nuovo anno sui nostri calendari ed è sparito ufficialmente il profilo Instagram di Laguna~B.
Ma non tutto è andato perduto: le immagini scattate e condivise settimanalmente sono state raccolte in “2022”, una pubblicazione di 736 pagine, dalla forma molto simile a quella di uno smartphone, realizzata da Lorenzo Mason Studio.

Diverse mattine fa, dietro uno schermo, Marcantonio Brandolini d’Adda, CEO e art director dell’azienda fondata da sua mamma, Marie Brandolini d’Adda, nel 1994, mi ha raccontato la sua storia con Laguna~B, da dove arriva la scelta coraggiosa di dire basta al luogo in cui viviamo diverse ore della nostra giornata e come ci si sente 3 mesi dopo.


Marcantonio Brandolini d’Adda a Murano
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)

Ti va di raccontarmi la storia di Laguna~B?

È stata mia madre nel 1994 a dare vita all’azienda: era un hobby per lei, passava le mattine a Murano per creare i suoi bicchieri, con quel design che è poi diventato tipico di Laguna~B; dopo aver finito in fornace, tornava a casa in vaporetto con le sue creazioni ed era sempre lei ad occuparsi dei pacchetti, delle vendite e delle fatture.
Nel 2016 ho preso in mano io l’azienda: ho cercato fin da subito di reimmaginare il passato di Laguna~B in una maniera innovativa. Mi sono reso conto che Murano era un luogo fortemente nostalgico, come spesso accade all’artigianato italiano che tende a vendere proprio quella nostalgia, ma ci tenevo che sia l’azienda che la tradizione di Murano fossero più vicini alla contemporaneità.
Una delle prime cose è stata quella di creare un team di persone della mia generazione che potessero aiutarmi a farlo: abbiamo creato campagne, prodotto contenuti fotografici e anche un nuovo sito internet, diventando una delle prime aziende ad arrivare direttamente al consumatore attraverso un e-commerce.
La nostra ambizione è quella di essere l’azienda di riferimento per il bicchiere, che è una cosa piuttosto inusuale, visto che le realtà che usano il vetro non creano solo bicchieri, ma anche altri oggetti. Abbiamo scoperto, però, che se ci concentriamo solo su un prodotto, non solo possiamo farlo meglio di tutti, ma siamo anche molto più riconoscibili.

Marcantonio Brandolini d’Adda presso Effetre, unico produttore di semi-lavorati in vetro nell’isola di Murano
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)

So che non sei stato tu a dare il nome all’azienda, ma tua mamma. Sai perché l’ha chiamata proprio “Laguna~B”?

Non saprei dirtelo.
Un mio collega, Alessandro, una volta ha suggerito che la B stesse per “bicchiere” e ci piace pensarla così.
Il nostro obiettivo è che l’azienda non sia legata alla mia famiglia o ad una persona in particolare. L’unica famiglia a cui vorrei che si pensasse è quella di colleghi che si è creata grazie all’azienda.

Tu e il vetro, invece, come vi siete incontrati?

Devo essere sincero, a me non piace molto come il vetro viene applicato a Murano.
Mi affascinava il vetro industriale come materiale intelligente per la vita di tutti. Per esempio, da bambino, ero affascinato dai vasetti della Nutella, perché il vetro da vasetto diventava bicchiere da collezione.

I prodotti

Goto
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
Goto
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
Fantasia
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
Berlingot Evo
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
Berlingot
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
Filigrana
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
Tropicana
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)

C’è un oggetto tra le vostre collezioni che ti rappresenta almeno un pochino?

Non c’è una collezione che sento più vicina a me rispetto alle altre. Quello che mi appassiona di più è fare impresa, creare qualcosa che possa appassionare le persone con cui lavoro, ma non solo. La mia ambizione è legata più a quello che al design, nonostante sia io a disegnare alcune collezioni.

Parliamo di 2022, la vostra pubblicazione uscita a febbraio. Avete scelto di abbandonare Instagram, che non sentivate più come luogo adeguato per raccontare l’azienda.
Cosa non riuscivate ad esprimere su Instagram?

Ci sono due, se non tre motivazioni legate alla nostra decisione di abbandonare Instagram.
La prima è la bassa qualità del contenuto: le immagini che si condividono devono essere adattate in dimensioni molto piccole, c’è una non-libertà nel postare veramente quello che si vuole e, allo stesso tempo, l’ho capito per primo sulla mia pelle, è molto raro che qualcuno si fermi a leggere le caption.
È un luogo in cui il 90% degli utilizzatori non fa altro che scrollare, senza mai soffermarsi su nulla. Ho letto un articolo de Il Sole 24 Ore che diceva: “Tutti parlano, nessuno ascolta”.
La seconda è una scelta di direzione strategica riguardo la comunicazione: abbiamo provato a scommettere sul fatto che Instagram, come i social media in generale, possano avere prima o poi un calo, soprattutto sul nostro consumatore tipo e quindi piuttosto che investire su una piattaforma in calo, meglio smettere di farlo subito e essere i primi a trovare nuove strategie di comunicazione, che non siano dipendenti dai social media.
Non so se sia stata una scelta strategica a breve termine molto conveniente, ma a lungo termine sono sicuro che questo possa portare benefici, sia al posizionamento e al valore dell’azienda, sia alla nostra comunicazione.

Il libro

(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)

Il distacco da Instagram è stato comunque molto graduale. Nel 2022, infatti, avete continuato a postare un carosello a settimana con foto scattate dal vostro team nella vita di tutti i giorni. Da qui la pubblicazione, in cui tutte quelle foto sono raccolte.
Come è nata questa fase di passaggio, che ha poi dato vita a 2022?

Alla fine del 2021, abbiamo deciso che il 2022 sarebbe stato il nostro ultimo anno di comunicazione su Instagram e ci siamo detti di cominciare ad investire nelle pubblicazioni limitate e di valore, che possono rimanere presenti per generazioni e generazioni.
Basti pensare che ci sono libri del ‘500 che sono ancora intatti [ride, ndr].
Abbiamo cancellato tutte le foto condivise e abbiamo deciso di pubblicare solo un carosello a settimana, cancellando quello precedente.
2022 perciò è un archivio fisico di quell’anno, ma anche il nostro mettere in pratica la strada che ci eravamo dati per il futuro. L’idea di dargli la forma quasi di un telefono e creare una sorta di effetto di scroll, sfogliando le pagine, è di Lorenzo Mason, con cui collaboriamo da circa 4 anni e con cui si è creato un bellissimo rapporto di amicizia.

Come ci si sente, da azienda, senza Instagram?

Ogni tanto ci penso e temo che non sia stata una grande idea, mi sembra di essere spariti e che dunque siamo diventati più irraggiungibili. Poi però penso al negozio fisico che aprirà a metà aprile, penso ai nostri clienti e al passaparola che si sta diffondendo, e mi risollevo.
Delle volte basta anche solo guardare una persona che sembra imbalsamata mentre scrolla su Instagram per capire che non è stata affatto una cattiva idea.

Il quartier generale di Laguna~B, a Venezia

(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)
(foto: Enrico Fiorese | courtesy: Laguna~B)

Che sogni hai per Laguna~B?

Vorrei che diventassimo quello a cui ambiamo, ovvero l’azienda di riferimento per il bicchiere. Sarebbe veramente una grande riuscita per noi. Però non lo definirei un sogno, è piuttosto un’ambizione. Così come creare in azienda un luogo di lavoro sano che appassioni le persone che ci lavorano, o avere sempre più attenzione nei confronti dell’ambiente. Per quest’ultimo punto, stiamo investendo in un progetto a Venezia per riuscire a bilanciare le nostre emissioni attraverso la rigenerazione dell’ecosistema lagunare.
Comunque sia, i sogni, piuttosto dei prodotti, mi piacerebbe venderli.

Marcantonio Brandolini d’Adda a Murano
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)

Ci sono persone con cui ti piacerebbe collaborare?

Collaborare con altri è qualcosa che facciamo già e abbiamo sempre fatto. Vogliamo che Laguna~B sia un contenitore di creatività che dia opportunità a chiunque di esprimersi, mentre noi ci occupiamo di divulgare.
Non firmiamo mai una campagna o un prodotto. Nulla è di Laguna~B, siamo solo un punto di partenza.
Qualsiasi persona è creativa nel suo, perciò non ho un nome di qualcuno con cui mi piacerebbe collaborare, chiunque potrebbe essere interessante.

Il giorno più bello vissuto da quando hai preso le redini di Laguna~B?

Mi sento veramente appagato dal lavoro che stiamo facendo. In particolare dalle occasioni che abbiamo creato perché ragazzi e ragazze possano venire a Venezia per partecipare a laboratori.
L’anno scorso abbiamo creato un gruppo con tre ragazzi di estrazione sociale non semplice, provenienti da New Orleans, e tre studenti di Murano: al mattino hanno partecipato a workshop creativi dedicati al vetro, mentre il pomeriggio si sono dedicati alla scoperta di Venezia da un punto di vista ambientale e culturale.
Ecco, quando alla fine di queste esperienze capisci che per loro queste occasioni sono tanto importanti da potergli cambiare anche la vita, ti senti profondamente soddisfatto. Quest’anno ripetiamo, ma in America, a Seattle, con 100 studenti da tutto il mondo.

Marcantonio Brandolini d’Adda presso Effetre
(foto: Alessandro Trevisan | courtesy: Laguna~B)
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