La mappa del jazz nel nuovo poster dello studio Dorothy

Negli anni, lo studio britannico Dorothy ha lanciato e portato avanti una serie di poster sui generi musicali: delle vere e proprie mappe ideali dove i grandi nomi sono connessi gli uni con gli altri come in un circuito o in uno schema elettrico di uno strumento oppure di un dispositivo di registrazione o riproduzione. La serie, che si chiama Blueprints — come le omonime cianografie tipiche dei disegni tecnici —, ha finora presentato stampe dedicate alla musica elettronica (seguendo lo schema del theremin), all’acid house (il sintetizzatore), al rock’n’roll (l’amplificatore per chitarra), alla musica alternativa (la radio a transistor) e all’hip-hop (il giradischi).
L’ultima uscita è focalizzata invece sul jazz. Ma a differenza degli altri poster, in questo caso i collegamenti non rappresentano soltanto influenze e ispirazioni, ma in molti casi sono legami artistici veri e propri.

Nel jazz ci si faceva le ossa nelle band, andando “a bottega” dai grandi, prima di spiegare le ali e diventare a propria volta il leader di una nuova band, incarnando la figura del mentore per altri talenti, e così via. Così successe ad esempio a Charlie Parker, che ebbe come mentore Buster Smith, e che fu maestro di molti, tra i quali Miles Davis, che praticamente esordì per caso, sostituendo last minute un trombettista ammalato in un gruppo in cui stavano suonando Dizzy Gillespie e Parker, per poi andare a suonare nella band di quest’ultimo. Con Davis fecero a loro volta la gavetta John Coltrane, ”Cannonball” Adderley, Bill Evans…

Dorothy, “Jazz Love Blueprint – A History of Jazz Music”, 2022
(fonte: wearedorothy.com)
Dorothy, “Jazz Love Blueprint – A History of Jazz Music”, 2022
(fonte: wearedorothy.com)

Soprattutto tra gli anni ’40 e gli anni ’60 — quando il jazz passò attraverso molteplici fasi, dal bebop al cool jazz, dall’hardbop al free jazz — ci fu un intreccio quasi infinito di collaborazioni, più o meno continuative o sporadiche, sui palchi dei club come durante le improvvisazioni in sala di registrazione.
Intrecci che sono appunto ben evidenti in Jazz Love Blueprint, che mappa la storia di questo genere musicale con oltre 1000 nomi, mettendo in evidenza alcuni mostri sacri come Buddy Bolden, figura chiave del ragtime e considerato il primo, vero improvvisatore; come Louis Armstrong, Ella Fitzgerald e Billie Holiday; come Duke Ellington; come Gillespie, Parker, Monk, Davis, Coltrane e Mingus; come Herbie Hancok; come Wynton Marsalis; e, tra le nuove generazioni, Kamasi Washington.

Piccola nota finale: per iniziare ad approfondire un po’ di quei tanti nomi consiglio qualche lettura: un’inusuale storia del genere: Jazz foto di gruppo, di Arrigo Arrigoni; Quattro vite jazz, di A.B. Spellman, su quattro grandi e spesso incompresi sperimentatori come Cecil Taylor, Ornette Coleman, Herbie Nichols, Jackie McLean; e poi Miles, la monumentale autobiografia di Miles Davis; l’eccezionale biografia di Thelonious Monk; quella della Blue Note Records e, in generale, i tanti volumi che la casa editrice minimum fax ha dedicato al jazz e affini.

Dorothy, “Jazz Love Blueprint – A History of Jazz Music”, 2022
(fonte: wearedorothy.com)
Dorothy, “Jazz Love Blueprint – A History of Jazz Music”, 2022
(fonte: wearedorothy.com)
Dorothy, “Jazz Love Blueprint – A History of Jazz Music”, 2022
(fonte: wearedorothy.com)
Dorothy, “Jazz Love Blueprint – A History of Jazz Music”, 2022
(fonte: wearedorothy.com)
Dorothy, “Jazz Love Blueprint – A History of Jazz Music”, 2022
(fonte: wearedorothy.com)
Dorothy, “Jazz Love Blueprint – A History of Jazz Music”, 2022
(fonte: wearedorothy.com)
Dorothy, “Jazz Love Blueprint – A History of Jazz Music”, 2022
(fonte: wearedorothy.com)
Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.