Nato nel 1934 come galleria d’arte, il Walters Art Museum di Baltimora, Maryland, deriva da una collezione privata, quella di William Thompson Walters, ingegnere figlio di un banchiere di Philadelphia, poi ulteriormente arricchitosi con il commercio di liquori e con le ferrovie della Atlantic Coast Line.
Grande appassionato d’arte, già negli anni ’70 dell’800 Walters organizzava delle visite alla sua collezione, facendo pagare un biglietto per ammirare le migliaia di opere, in parte accumulate in Europa durante il periodo della guerra di secessione (Walters appoggiava i confederati e scappò con la famiglia prima di essere arrestato dagli nordisti).
Al suo ritorno in patria, continuò ad incrementare la sua raccolta con ogni tipo di manufatto artistico, fino a dover acquistare un’altra proprietà accanto alla sua, così da poter avere spazio a sufficienza per gli oltre 22.000 pezzi che possedeva.
Quando morì, la collezione passò al figlio Henry, che la accrebbe ulteriormente, “espandendosi” in altri tre edifici. Nel 1909 le cinque proprietà divennero una sorta di museo diffuso, che Walters figlio aprì al pubblico. Alla sua morte, nel ’31, lasciò tutto quanto — strutture e opere — alla città di Baltimora, che da allora gestisce il museo (e, a differenza di Walters senior, non fa pagare il biglietto).
Oggi il Walters Art Museum ospita e conserva quasi 40.000 opere, che coprono un arco temporale che va dal paleolitico e arriva agli inizi del XX secolo.
La collezione è stata in parte digitalizzata e su art.thewalters.org si può esplorare in lungo e in largo.
Tra le tante sezioni interessanti del museo c’è quella dedicata ai manoscritti, piena di tesori, tra cui molti antichi volumi mediorientali che si possono liberamente sfogliare online nonché scaricare (ma pagina per pagina: cosa non molto comoda).



(fonte: The Walters Art Museum)



