«È come giocare a vedere che succede se comincio a disegnare una linea e poi a disegnarci attorno e attorno e attorno, o cosa succede se creo una griglia intorno allo spazio di una lettera e se poi connetto le linee».
Così — in una video intervista con il suo collega Peter Biľak — la graphic designer neerlandese Hansje van Halem racconta la genesi dei suoi meravigliosi e intricati lavori, che forzano i confini tra tipografia, decorazione e illustrazione, tra analogico e digitale, tra figurativo e astratto, tra artigianale e computer generated.
Classe 1978, diplomatasi alla Gerrit Rietveld Academy di Amsterdam, dove vive e lavora, van Halem è stata definita dalla designer milanese Silvia Sfligiotti «un algoritmo umano» che «esplora un enorme numero di variabili fin quando non trova la “ricetta” giusta per ogni progetto»1.
Le sue opere sfidano lo sguardo — o meglio, lo assorbono — e si prendono gioco dei sensi, trasportati nei cangianti territori mentali di un trip alla mescalina: lettere appaiono e scompaiono tra le texture, e texture si materializzano dentro alle lettere; linee e colori esplodono; i contrasti confondono e stordiscono, e tutto diventa musica: passi da un poster che suona come un disco di Ornette Coleman a una copertina che ha il sapore di un pezzo di glaciale elettronica stile Autechre, ti volti un attimo e ti ritrovi in un album degli Animal Collective, poi finisci tra le ipnotiche ed esotiche sonorità della psichedelia mediorientale.
In quasi vent’anni di carriera (il suo studio l’ha aperto nel 2003), Hansje van Halem ha fatto di tutto: ha progettato libri e installazioni in spazi pubblici, ha disegnato francobolli, poster, copertine, pattern, ha fatto mostre in tutto il mondo, ma sopratutto ha sempre continuato a sperimentare: forme, materiali, tecniche.
«Ho iniziato con una stampante laser e una offset in bianco e nero» racconta. «La stampa serigrafica mi ha insegnato a lavorare con il colore. I limiti della stampa Risograph mi hanno costretta a esaminare nuove possibilità per suggerire profondità. Mentre lavoravo con una squadra per il Lowlands Festival mi sono imbattuta negli script e nelle animazioni per i media digitali. Le commissioni nel campo dell’architettura mi hanno portato a una nuova spazialità e matericità».
Ogni nuova scoperta va dunque ad aggiungersi alle altre, alimentando una “cassetta degli attrezzi” creativa e concettuale in costante evoluzione. Secondo Sfligiotti, «Hansje van Halem è il tipo di designer che investe gran parte del suo tempo — molto più di quello richiesto da progetti o commissioni specifiche — esplorando il potenziale delle idee attraverso la semplice curiosità su cosa può venirne fuori. Questo è un modo di lavorare che genera inevitabilmente materiale in eccesso, producendo dei “sottoprodotti” del processo di progettazione. Nel caso di Van Halem, queste idee archiviate e parzialmente sviluppate spesso riemergono in seguito per diventare la base di nuovi progetti».
Tali esplorazioni e “sottoprodotti” finiscono poi spesso in una serie di libri, nei quali si ritrova in effetti la rappresentazione plastica della costante evoluzione della designer neerlandese e dei suoi meccanismi mentali.
Derivati dai suoi schizzi e dai suoi bozzetti, i volumi escono periodicamente, e sempre in edizione limitata. Finora van Halem ne ha dati alle stampe quattro. L’ultimo è uscito da pochissimo, si intitola Sketches – Edition #4 ed è un piccolo capolavoro che in 80 pagine raccoglie gli esperimenti degli ultimi quattro anni.
Il libro stesso è un territorio di sperimentazione: la designer ha infatti coinvolto quattro diverse tipografie — Zwaan Lenoir di Wormerveer, Robstolk® e Jan de Jong di Amsterdam, e Rodi Rotatiedruk di Diemen — invitandole ad azzardare a loro volta, testando carte, tecniche e colori.
A proposito di carta, ce ne sono ben sette tipi differenti nelle 750 copie di Sketches, quattro dei quali forniti da Igepa Papers e gli altri provenienti da rimanenze di magazzino delle varie tipografie.
La stampa laminata in copertina è invece opera di KuiperDonse, mentre la rilegatura è a cura di Patist.
Sketches – Edition #4 si acquista online (meglio sbrigarsi: i vecchi volumi, usciti nel 2013, 2014 e 2017, sono esauriti da tempo).