L’intera storia dell’universo è una storia di legàmi: dalle particelle subatomiche al DNA, dalla forza di gravità all’amore, la realtà materiale e quella immateriale sono in ogni istante alle prese con connessioni, deboli o potentissime, che riconfigurano costantemente ciò che siamo e ciò che abbiamo attorno (non a caso i fili sono elementi altamente simbolici in ogni cultura e religione: dalle Moire greche, le Parche romane e le Norne norrene, che tessono il filo della vita e del destino, all’enorme apparato simbolico legato ai nodi: tra Antico Egitto, “calcolatrici inca”, ordini monastici, rosari, massoneria, esoterismo).
Ma i legàmi sono ambivalenti: possono rappresentare un’àncora di salvezza così come stringerti in una trappola mortale. Ne è un esempio da manuale quel filo invisibile che ti lega alla famiglia, tra grovigli e trame, cappi e cavi sfibrati: un’intera vita alle prese con giochi d’equilibrio per allentare la corda senza strapparla del tutto, per ricucire vecchie connessioni andate perdute o per ricamarne di nuove, nel tentativo di evitare una solitaria deriva nell’oceano dell’esistenza.
Nata e cresciuta in paesino vicino Mosca, Dina Velikovskaya conosce bene la duplice potenza dei legàmi. Classe 1984, dopo aver studiato presso la VGIK, l’Università statale pan-russa di cinematografia S. A. Gerasimov, la giovane regista d’animazione si è presto fatta conoscere per i suoi lavori, selezionati in molti festival in giro per il mondo. Poco più di tre anni fa l’artista si è trasferita a Berlino, ed è stato in quel momento che è arrivata l’idea per Ties, un corto che è un piccolo capolavoro, sia a livello di narrazione che di esecuzione.
La decisione di spostarsi in un’altro paese, infatti, ha innescato una lunga riflessione sull’allontanarsi dai propri affetti e dalle proprie radici: «Ero molto preoccupata per i miei genitori» ha raccontato in un’intervista. «La mia partenza è stata un grande cambiamento per loro. Immagino che ci sia una connessione tra una bambina e i suoi genitori, e questa connessione può essere “interrotta” quando di mezzo ci sono molti chilometri».
Protagonista di questo corto molto autobiografico — uscito per la prima volta in versione integrale su Vimeo dopo aver fatto incetta di premi nei festival di mezzo mondo — è dunque una ragazza che se ne va dalla casa dei suoi. Un filo, tuttavia, rimane impigliato nella vecchia altalena in cui giocava da bambina. Mentre lei si allontana sempre più, quello inizia a tirarsi, guastando pian piano tutto quanto: l’altalena, l’albero, il telefono, gli oggetti di casa, fino a minacciare la stessa esistenza di suo padre e di sua madre.
Oltre a essere il concetto-chiave dell’opera, il filo è anche, sorprendentemente, la “materia prima” con cui è stata realizzata l’intera animazione, prodotta da Velikovskaya con l’uso di una cosiddetta “penna 3D”, strumento che consente di disegnare, letteralmente, in aria.
L’enorme e certosino lavoro necessario si può ammirare in un video che mostra il “dietro le quinte” di Ties.
Il dietro le quinte


