To Have and to Hold: un account Instagram e un libro sulle borse di carta e le loro grafiche

Nella sua raccolta di storie Perché ci ostiniamo, l’autore di culto Fredrik Sjöberg rintraccia le origini del collezionismo nell’origine stessa dell’essere umano, quella di cacciatore-raccoglitore, e in un oggetto specifico: la borsa.
«È stato lo scrittore Lasse Berg a mettermi l’anno scorso su questa pista» scrive l’autore svedese. «Certo, anche a me era già capitato di pensare che le risposte andassero cercate nello studio della cultura di cacciatori e raccoglitori agli albori dell’umanità, ma la cosa mi è parsa davvero lampante solo alla lettura dello straordinario libro Gryning över Kalahari (Alba sul Kalahari) di Berg, in cui l’autore, dopo lunghi viaggi in compagnia delle popolazioni khoisan nelle vaste aree desertiche dell’Africa meridionale, ha avanzato l’ipotesi che proprio la borsa sia stata una delle invenzioni più rivoluzionarie dell’umanità. Arriva addirittura a scrivere: «È stata la borsa a renderci umani.» Cosa forse contestabile, ma il punto è comunque chiarissimo: la borsa è fondamentale in quanto prerequisito necessario per una raccolta efficace di radici, frutta, bacche e altro cibo. Come l’invenzione della ruota, ma meglio. Forse è per questo, mi venne da pensare, che una borsa è un omaggio così imbattibile quando si tratta di indurre la gente a comprare cose di cui non ha bisogno. Sempre borse: borsette, valigie con le rotelle, zaini, necessaire, tutto quel che si vuole, basta che sia una borsa. Non esiste offerta più attraente. E noi ci caschiamo, sempre. Non sarà forse, penso con un brivido, perché la borsa risponde a uno dei più fondamentali bisogni umani? Respirare, mangiare, dormire, riprodursi… e avere una borsa in cui raccogliere cose».

Chi colleziona borse, quindi, compie inconsapevolmente un duplice salto all’indietro fino all’alba del collezionismo stesso e dell’homo sapiens? Qualunque sia la risposta, è interessante sapere che c’è chi in effetti lo fa, e chi addirittura raccoglie le più effimere che ci siano: le fragili e delicate borse di carta, solitamente progettate per durare il tempo di una spesa e del ritorno a casa.
La persona in questione è Tim Sumner, che allo spirito del collezionista aggiunge lo sguardo del designer, visto che da circa dieci anni lavora nel settore della stampa e nell’editoria, ed è titolare di uno studio creativo — Sumner-Works — che porta il suo nome e che opera anche come piccola casa editrice indipendente.

(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)

Cosa c’è di così interessante nelle borse di carta?
«Per quanto mi riguarda» ha spiegato Sumner al sito Creative Boom, «amo i vari stili, i colori e la tipografia delle borse, e il modo in cui sono un riflesso della storia sociale, della cultura e degli eventi dei loro tempi, come i matrimoni reali e le incoronazioni o una vendita dai macellai locali». Come le copertine delle riviste o le grafiche dei libri, dunque, ma ancora di più legate al quotidiano, le borse di carta commerciali sono una traccia dello spirito del tempo, e non solo per le tendenze in fatto di comunicazione visiva.

Sumner ha iniziato a collezionarle poco più di dieci anni fa, quando ancora studiava progettazione grafica presso la University of Central Lancashire, nel Regno Unito, Tim Sumner. A “iniziarlo” fu il suo tutor, Andy Bainbridge, curatore dell’Ephemera Archive della scuola. Colpito dalla raccolta, durante l’ultimo anno di studi Sumner decise di progettare un libro dedicato all’archivio, per poi mettersi lui stesso a cercare e conservare borse di carta.
Da allora ne ha accumulate più di 1000, alcune addirittura risalenti agli inizi del ‘900. Gli esemplari arrivano da tutto il globo, anche se gran parte della collezione è relativa al Regno Unito, e comprende buste di luoghi assai famosi — il British Museum, la Tate Gallery, Selfridges — e di posti molto meno celebri, tra drogherie, piccoli negozi e posti che ormai hanno chiuso i battenti da tempo.

(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)

Oggi il designer ha deciso di regalare al resto del mondo uno sguardo sulla sua raccolta e su quelle come la sua, andando ad aprire un account Instagram — @paper_bag_archive — e rispolverando il vecchio progetto del libro, attraverso una pubblicazione che si intitolerà To Have and To Hold.
Protagonista di una campagna di crowdfunding su Kickstarter che non ha purtroppo raggiunto l’obiettivo, il volume uscirà comunque e ospiterà, in circa 500 pagine, alcuni dei pezzi provenienti dalla collezione di Sumner ma anche quelli del già citato University of Central Lancashire Ephemera Archive e di altre raccolte private, nello specifico quelle di Margaret Schuelein (membra della Ephemera Society) e di Stella Mitchell di Land of Lost Content.
Piccola curiosità: la copertina dovrebbe essere essa stessa una busta, con tanto di maniglie.

Per sapere quando uscirà il libro, consiglio di seguire il profilo Instagram.

(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
(courtesy: Tim Sumner)
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