Il manuale dei segni diacritici

Il 99,9% di ciò che può capitarci di scrivere ogni giorno ha bisogno di pochissimi dei cosiddetti “segni diacritici”, cioè quei segni utilizzati per modificare la pronuncia di una lettera o di un gruppo di lettere, oppure cambiarne il valore grammaticale e il significato («vado suonando un la», «Giulio mi una mano e va da Andrea»).
In italiano ce la caviamo con poco: accenti gravi e acuti (`´), qualche occasionale dieresi (¨) e ancor più rari circonflessi (ˆ). Eppure riusciamo a sbagliare anche con questi — quanti perchè e nè troviamo, soprattutto online, in luogo di né e perché?.
Figuriamoci se avessimo avuto, chessò, titli, anelli, ganci, corni, pipe
C’è però chi ce li ha, e sono in molte e in molti, praticamente mezza Europa. Il problema è che gran parte dei caratteri tipografici latini è stata progettata senza tener conto di segni che in realtà vengono usati quotidianamente da milioni di persone, e che sono fondamentali per la corretta esposizione e comprensione dei messaggi.

«Ci sono più di 70 lingue in Europa che usano l’alfabeto latino. Alcune sono scomparse, altre sono parlate solo da una piccola parte della popolazione, e quelle più usate sono solo alcune dozzine», spiega il designer Radek Sidun, notando come negli anni ’90 — periodo di grande sviluppo per la tipografia digitale — non tutte le lingue abbiano avuto pari trattamento, portando a una situazione attuale «ben nota a tutti i grafici: un carattere tipografico che volevano utilizzare per un loro progetto, non contiene tutti i glifi e i segni per la propria lingua».

Sidun è un progettista ceco. Vive e lavora a Praga, dove insegna all’UMPRUM (Accademia di Arte, Architettura e Design) e dove ha co-fondato la Briefcase Type Foundry, una fonderia digitale che si occupa di progettare nuovi caratteri, ovviamente dotandoli di tutti i segni diacritici necessari.
Proprio a partire da questo know-how, e dal dover vedere ogni giorno soluzioni assai precarie e graficamente orrende, Sidun ha pensato bene di lavorare a un manuale pensato per chi disegna caratteri tipografici.

Il libro è frutto di due anni di lavoro, ed è “germogliato” dalla tesi di laurea realizzata circa 10 anni prima da Sidun. In uscita i primi di novembre, si intitola semplicemente Manual of Diacritics.
Composto da 128 pagine, passa in rassegna un totale di 32 font di diverse tipologie, per le quali il designer ha appositamente progettato accenti e segni, così da renderli utilizzabili in molteplici lingue: albanese, bosniaco, catalano, croato, ceco, danese, esperanto, estone, faroese (chi ci pensa mai al faroese, in effetti?), finlandese, francese, gallese, islandese, italiano, lettone, lituano, maltese, maori, norvegese, occitano, olandese, polacco, portoghese, rumeno, serbo, slovacco, sloveno, spagnolo, svedese, tedesco, turco, ungherese e vallone.

Grazie al supporto di diverse realtà — Monotype Imaging Inc., Adobe, Google, Fedrigoni papers, Komerční banka e TypeTogether — l’autore è riuscito sia a utilizzare alcuni tra i font più comuni che a finanziare e produrre il libro, che si può pre-acquistare online.

(fonte: twitter.com/diacriticmanual)
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