Dopo Il Gallinario, ecco Il Porcellario, l’enciclopedia illustrata dei porcelli

Salutato dal sottoscritto come «uno di quei libri che, finché non lo vedi, non sai di volerlo», Il Gallinario è stato indubbiamente uno dei fenomeni editoriali dell’anno.
Pubblicato dalla piccola casa editrice indipendente Quinto Quarto Edizioni, l’albo scritto da Barbara Sandri e Francesco Giubbilini e illustrato dall’artista veneziana Camilla Pintonato si è infatti aggiudicato il Premio Panizon come “Miglior albo illustrato” e, giusto pochi giorni fa, il prestigiosissimo Premio Andersen come “Miglior libro di divulgazione”, oltre alle inaspettate lodi nientepopococcodimeno che di Isabella Rossellini, che fa vita di fattoria, è pure lei autrice di un volume sulle galline e ha letto al nipote Chickenology, l’edizione inglese de Il Gallinario, che è andata ad aggiungersi a quella tedesca e quella francese, alle quali, presto, andranno a far compagnia anche l’edizione spagnola, cinese e coreana.

Non è difficile capire il perché di tanto successo. Quante volte capita di avere tra le mani un albo per l’infanzia capace di “parlare” da pari a pari tanto a bambine e bambini quanto a coloro che sono ormai in età adulta, catturando l’attenzione di lettori e lettrici di ogni età senza chissà quali effetti speciali o furbesche strizzatine d’occhio, ma puntando sulle (tante) informazioni e su una sottile ironia, visiva e narrativa, che pervade l’opera fin dal titolo e dall’espressione della gallina in copertina?
E quante volte si ha la fortuna di trovarsi davanti a tavole illustrate che riescono perfettamente a descrivere senza per forza cadere nel realismo e nella precisione anatomica, lasciando vagare liberamente la fantasia e, nel mentre, riuscendo pure a offrire, attraverso il disegno, il ritratto caratteriale di un pollo?
Se dunque Il Gallinario è un gioiello raro nel panorama dell’editoria illustrata, ecco arrivare un altro volume parimenti prezioso, costruito coi medesimi ingredienti ma dedicato a un altro animale da cortile, sebbene di ben altra taglia, e che invece di chiocciare raglia: il maiale.

Affidato anche stavolta all’esplosivo talento di Camilla Pintonato per la parte visiva, Il Porcellario si avvale della scrittrice britannica Daisy Bird per i testi (con la consulenza veterinaria di Simone Manzocchi).

Nonostante l’effetto sorpresa venga meno — chi ha avuto tra le mani il suo ruspante e crocchiante predecessore saprà a grandi linee cosa aspettarsi — questa enciclopedia illustrata dei porcelli è in realtà altrettanto capace di sbalordire: sfido chiunque non abbia almeno una laurea in suinologia a conoscere un decimo di quel che viene raccontato tra le pagine, che va dalle origini preistoriche del maiale (che, per dirne una, non sapevo fosse imparentato con giraffe, cammelli e ippopotami) fino ai cugini cinghiali; dai tanti nomi (magrone, magroncello, scrofa, scrofetta, verro, lattonzolo) alle prove della loro grande intelligenza; dalla “salsicciologia” a tutto ciò che si produce con le parti del corpo di un suino; dalle storie leggendarie ai proverbi di diversi paesi (in Spagna dicono «Lavare i maiali con il sapone è uno spreco di tempo e di sapone» per indicare quando non vale proprio la pena fare qualcosa); dai VIP (very important pigs) alle tante razze diffuse nel mondo, tra cui la celebre Mora Romagnola, praticamente “resuscitata” da un allevatore faentina (nei primi anni ’90 ne erano rimasti solo 12 esemplari).

Certo, col maiale è più semplice provare empatia rispetto alla più bistrattata e comune gallina, ma dopo aver letto Il Porcellario l’umile porco diventerà, ai nostri occhi, semplicemente il più fantastico animale del mondo. Forse perché lo è davvero.