Mare ‘ngannatore: la tesi di laurea di Carola Pignati è un’animazione

Nella biblioteca di casa dei miei ci sono interi scaffali dedicati alla storia e alla cultura locale. Grossi volumi con la copertina rigida, impreziositi da fregi e solitamente finanziati dalle banche del posto, ma anche dizionari del dialetto, libriccini fotografici, snelli volumetti magari frutto di anni di ricerca, pubblicati a proprie spese da appassionate e appassionati.
Finché ho abitato lì non credo di averne mai preso in mano uno. Ne osservavo le costole e poi passavo oltre, saltando a piè pari quella che mi sembrava la zona in assoluto più noiosa di tutto il patrimonio librario della casa. Col passare degli anni, però, le cose sono cambiate.
Andandomene a vivere in un’altra città, costruendo un’altra famiglia, abbandonando di fatto la geografia del luogo, ho percepito la necessità di andare a riscoprirne la storia e le storie. Quei libri, un tempo snobbati, ora mi fanno compagnia durante le visite estive nelle terre natie. Sono la corda da ormeggio per quando torno in porto.

Qualcosa di simile è capitato alla giovane illustratrice Carola Pignati. Il suo porto è poco distante da quello da cui sono partito io ma è un porto vero: San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, bella cittadina affacciata sull’Adriatico con una lunga storia marinaresca alle spalle.
Durante i suoi studi all’ISIA di Urbino, dove si è da poco laureata in Grafica delle immagini e illustrazione, Carola ha scelto la propria terra come soggetto della sua tesi, che ha realizzato in forma di corto d’animazione.

Intitolato Mare ‘ngannatore, il filmato è frutto di molte ricerche, fatte negli archivi storici e nelle raccolte fotografiche d’epoca, ma anche nei libri che suo padre, come il mio, portava a casa con l’entusiasmo e l’orgoglio di chi ritrova le proprie radici tra le pagine di un volume.

«Si dice sempre che per tesi si debba portare qualcosa che veramente hai a cuore» spiega Carola, «così ho voluto concludere il mio percorso di studi, intrecciando il mio amore per l’animazione con l’affascinante storia della civiltà marinara della mia città. Sono sempre rimasta incuriosita da quel mondo marittimo fatto di gente tenace, solidale, coraggiosa e dai loro forti sentimenti nei confronti del mare, dall’ammirazione, alla gratitudine fino alla paura e alla nostalgia di casa».

Per saperne di più, mi sono fatto raccontare da Carola tutto il lavoro fatto per la tesi. Nel frattempo lei ha realizzato un altro cortometraggio, Dirò del Rodi, anche in caso una storia marinara legata a San Benedetto.
«Ogni volta che progetto un’animazione attraverso diversi stati emotivi» dice: «l’entusiamo iniziale, tanta ansia durante lo sviluppo dei frame e infinita felicità seguita da un sospiro di sollievo durante il montaggio finale. È quasi una liberazione, mi rende soddisfatta vedere i miei disegni prendere vita e tutta la fatica iniziale sembra acquistare un senso, anche se per pochi minuti».

(courtesy: Carola Pignati)

OBIETTIVI

La tesi ha lo scopo di raccontare una parte della storia del mio paese, San Benedetto del Tronto e di portare alla luce il suo passato, quello della civiltà marinara degli anni ‘20 che, con vero coraggio e spesso tanto rischio, aveva decisamente osato per l’incremento dell’attività peschereccia, ritenuta vitale per il proprio paese. Mi interessa far trasparire la vera realtà di quegli anni, non solo da un punto di vista storico ma anche da quello più umano, scavando a livello dei sentimenti di quelle persone che anche in tempi così duri e colmi di fatica, sono riuscite a sopravvivere e costruire un prezioso patrimonio culturale per la città. Credo sia importante per me approfondire ciò che i miei discendenti passarono, per imparare a conoscerli e per poter comprendere meglio il paesaggio in cui sono immersa oggi.

(courtesy: Carola Pignati)

Il lavoro artigianale, il saper fare mi hanno da sempre attratta e San Benedetto prima dell’industrializzazione, dispensava una miriade di tecniche uniche e di attrezzi costruiti per fare le corde, le reti per la pesca, altre attività comprendevano il cucito (le vele venivano cucite a mano dalle donne) e la costruzione delle imbarcazioni. Si trattava di lavori fatti di dedizione e passione. Era un’epoca di povertà e sacrifici, di vita vera, così genuina e sincera, assai diversa da quella in cui siamo proiettati oggi. Altra prospettiva affascinante è il fondersi, tra la stessa gente di mare, di aspetti della vita più materiali e concreti ad altri invece più trascendentali, sognanti, legati alla credenza di miti.

(courtesy: Carola Pignati)

Tutto questo è un mondo meraviglioso, ormai morto, ma di cui con la ricerca, la passione e le storie tramandate, vale la pena recuperare almeno l’eco, per ricordarlo alle nuove generazioni. Ho scoperto che è bello poter rispolverare libri sulla San Benedetto del passato che mio padre riportava di tanto in tanto a casa con molto entusiasmo, orgoglioso della sua città e che io, anche se li ho sempre sfogliati per “una letta veloce”, possa oggi portarci avanti un progetto tutto mio.

(courtesy: Carola Pignati)

LA FORMA DEL PROGETTO DI TESI: CORTO ANIMATO

La ricerca sfocia in un progetto che ha la forma del corto d’animazione, in quanto la più adatta a creare un certo tipo di trasporto emotivo e diretto con lo spettatore.
Negli archivi si possono trovare numerosi libri sulla storia di San Benedetto, oltre che fotografie, dipinti e illustrazioni, ma sono inesistenti corti animati che raccontino un po’ più da vicino l’atmosfera che si viveva nella civiltà marinara, insieme ai sentimenti della gente di mare, dalle paure alle gioie.

L’intenzione è quella di creare una suggestione visiva, oltre che del quotidiano, anche di tutti quei racconti orali, miti, superstizioni in modo che possano rivivere e muoversi nella dimensione del cinema per trasportare dentro lo spettatore, coinvolgerlo emotivamente. Solo attraverso le emozioni si riesce a ricordare e credo che il video sia un mezzo molto forte, diretto, che meglio si sposa con la velocità del mondo di oggi e le sue abitudini. Così il video diventa un importante strumento per tramandare storie passate anche alle nuove generazioni.

(courtesy: Carola Pignati)
(courtesy: Carola Pignati)

IL RUOLO DELL’UOMO E DELLA DONNA

Nonostante l’esistenza del rigido sistema di valori tipico degli anni ‘20, in cui si credeva che la donna fosse una creatura priva di autonomia, costretta a dipendere dal marito e dal padre, nella struttura delle comunità marinare si evidenziano dinamiche diverse nei ruoli di uomini e donne, del tutto originali rispetto ad altri gruppi sociali.

Le attività marittime, che vengono generalmente considerate come esclusivo appannaggio degli uomini, assoluti protagonisti del lavoro in mare, riservano infatti alle donne, che rimangono a terra, spazi di autonomia di particolare importanza che le pongono in una posizione quanto meno paritaria fra i due sessi.

La stessa natura del lavoro in mare, che allontana gli uomini dalla loro famiglia e dalla comunità anche per lunghi periodi, mette infatti in causa la distribuzione del potere fra uomini e donne, dando luogo all’assegnazione a queste ultime di compiti essenziali all’ordine interno del nucleo familiare che possono essere interpretati come una sorta di ginecocrazia.

Le condizioni che permettono alle donne di godere di un predominio nella vita sociale e politica della comunità vanno ricercate nel loro apporto alla produzione, nella creazione sia fisica che morale della generazione successiva, nei ruoli di responsabilità di cui sono obbligate a caricarsi in assenza degli uomini.

(courtesy: Carola Pignati)

LEGGENDE E MITI DEL MARE

Esistono molte leggende legate al mondo dei pescatori che raccontano di fantasmi, tempeste spaventose o strane creature marine.
Parecchie di queste narrazioni rispecchiano le paure dei pescatori che vengono così esorcizzate.
Alcuni miti riportati nel corto:

“Lu Scijò”
È una “tromba marina” che sarebbe formata dalle anime di coloro che hanno subìto dei torti da parte dei marinai e per questo tanto avverso ad essi, in altre versioni sarebbe invece formato dalle anime di marinai annegati. Fatto sta che queste anime, vestite di bianco, avvinghiandosi tra loro urlando, devasterebbero tutto come — appunto — una tempesta perfetta, una forza distruttiva terrificante che non concederebbe scampo a nessuna imbarcazione, questa non può non essere una delle paure più ataviche e disarmanti dei marinai.
L’unico in grado di sconfiggere Lu Scijò è il “tagliatore”, di solito primogenito di un marinaio, depositario di conoscenze magiche tramandate di generazione in generazione.
Il tagliatore, armato di un lungo coltello, deve pronunciare con veemenza una formula stando in piedi sulla prua, facendo l’ampio gesto di tagliare col coltello la tromba d’aria.

(courtesy: Carola Pignati)

“La pantafa”
La Pantafa è uno spettro con le fattezze di una strega ammantata di bianco con occhi demoniaci e con il viso appuntito, riesce a ferire gli sventurati che trova sul suo cammino, ama mettersi a cavalcioni sul petto delle persone che dormono impedendone la respirazione e tappando loro la bocca provocando, di fatto, una paralisi del sonno. Uno dei modi per fermarla consiste nel lasciare un fiasco di vino ai piedi del letto, poiché ne è ghiotta, altri rimedi consistono nel lasciare una scopa con molte setole o un sacchetto di legumi perché non può fare a meno di contare. La notte si dice anche che ami intrecciare le criniere dei cavalli.

(courtesy: Carola Pignati)

IL TITOLO DEL CORTO

Mare ‘ngannatore è il titolo del corto e sottolinea l’ambiguità del soggetto principale: il mare è bellezza e pericolo allo stesso tempo, può sottrarre e restituire, donare serenità e sofferenza. Questa ambivalenza la riscontriamo per tutto il corto e anche sul finale in cui rimane un velo di mistero.
La famiglia si è ritrovata e ammira, serena, il meraviglioso paesaggio, ma una folata di vento porta via il fazzoletto di Antonia, simbolo di protezione. Sarà un segnale di nuovi presagi?

(courtesy: Carola Pignati)

LE “REFERENCE”

Molte sono state le suggestioni provenienti da diversi film e drammi, principalmente dal cinema muto.
Alcune delle caratteristiche che accomunano questi film e che ho cercato di riportare nel mio corto, oltre al tema principale del mare sono lo scorrere del tempo, la narrazione ciclica, le espressioni intense dei volti dei personaggi e l’uso dei cartelli (intertitoli). Quest’ultimi non sono utilizzati come mera descrizione didascalica della scena successiva, ma hanno la funzione di aggiungere poesia e enfasi alla storia, cercando di rivolgere domande allo spettatore, di farlo riflettere.

(courtesy: Carola Pignati)

IL SOGGETTO

1920, San Benedetto del Tronto, l’unica risorsa di sostentamento di una famiglia della civiltà marinara è il mare.
Mario e Antonia lavorano notte e giorno per poter mangiare e crescere il proprio figlio.
Mario, marinaio coraggioso, parte con la sua lancetta e il suo equipaggio per nuove avventure in mare aperto; Antonia, prima di vederlo partire, bacia un fazzoletto e glielo dona come gesto d’amore e protezione per il suo lungo e rischioso viaggio.
La vita della donna a terra è fatta di altrettanta fatica e lavoro: si occupa della casa, ricama, tesse la rete, bada al proprio figliolo mentre non mancano i momenti di preoccupazione e malinconia nei confronti del compagno.
In una notte apparentemente calma, irrompe in mare il temuto Scijò, una tromba marina che prende alla sprovvista tutti i marinai a bordo.
Tra le urla e le onde impetuose del mare, Mario perde accidentalmente il fazzoletto donatogli da Antonia.

(courtesy: Carola Pignati)

Nella stessa notte, durante il sonno, la donna viene assalita dalla cosiddetta pantafa, una specie di strega ammantata di bianco con occhi demoniaci e con la punta del viso appuntita.
Arriva di soppiatto durante la notte per turbare i sogni della povera donna, togliendole quasi il respiro.
Antonia sembra avere delle allucinazioni, un turbinio di immagini e visioni: forme fluide, flash, sprazzi di colore, streghe, occhi, cavalli, scope, numeri e simboli.
Forse che nonostante la lontananza Mario e Antonia siano legati da destino e sentimenti comuni?

L’intero equipaggio riesce a salvarsi grazie al tagliatore (primogenito di un marinaio) che con decisione fende e sconfigge, con la propria spada, il rovinoso vortice.
Anche a casa della donna, la pantafa si allontana, fugge dalla porta dalla quale era entrata e con lei tutti gli incubi di quella notte, che torna a calmarsi.
Antonia, anche dopo aver superato quella difficile nottata, continua ad essere tormentata da pensieri negativi.

Dopo giorni di navigazione, Mario dovrebbe fare ritorno, così Antonia insieme al suo bambino si dirige verso la battigia, dove l’ultima volta aveva visto partire il marito che ora è pronta a riabbracciare.
Ancora niente. Niente all’orizzonte.
Antonia si fa, per un attimo, prendere dallo sconforto. All’improvviso piccoli colori sgargianti sembrano avvicinarsi piano piano.
Eccolo lì. Mario, volto sconvolto e aria da chi ne ha passate tante. Antonia non crede ai suoi occhi. Ora sono di nuovo vicini.
Lui sfila il fazzoletto sciupato dalla tasca e, mentre lo porge ad Antonia, una piccola ma decisa folata di vento lo lascia volare via. Si tratta forse di una premonizione di nuove inquietudini? Ora però questo non importa…
Lo stesso mare che aveva tanto agitato le loro anime, diventa uno spettacolo di cui la famiglia riunita può godere.
Insieme svaniscono le paure e questo è ciò che conta.

LA TECNICA

Tutte le illustrazioni del corto sono state realizzate con tempera nera diluita e carboncino.
L’idea è quella di riportare il mare anche nella tecnica, da qui un’illustrazione molto acquerellata, fluida e leggera.
Il carboncino ricorda la tecnica usata dalle donne della civiltà marinara per segnare sulla vela i disegni prima di passare alla colorazione vera e propria. Il carboncino era uno strumento povero, infatti si impiegava un pezzo del comune carbone tolto dal fornello della cucina.
Ho scelto il bianco e nero per il suo carattere evocativo, proprio perché, sottraendo un dato visivo, concentra di più chi la osserva sulle espressioni, la psicologia dei personaggi ed esalta la drammaticità della storia.
Togliendo il colore, le forme vengono messe in risalto grazie ai passaggi chiaroscurali sfruttando tutti i toni di grigio.


La civiltà marinara di San Benedetto del Tronto tra storia e leggenda

Diplomanda: Carola Pignati
Relatrice: Mara Cerri
Correlatrice: Federica Iacobelli
Anno accademico: 2019-2020
ISIA U – Diploma accademico di II livello in Grafica delle Immagini e Illustrazione

Disegni e video: Carola Pignati
Musica: Antonio Ministeri
Sound design e mix: Daniele Ceciliot

Un messaggio

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