Non esiste la ceramica italiana. O meglio, ovviamente esiste ma sarebbe meglio parlare di ceramiche italiane, al plurale, perché sono molte e differenti le tradizioni, almeno tante quanti sono i centri d’eccellenza che abbiamo nel nostro paese.
«Da sempre gli italiani sono arroccati a tutela delle tradizioni intorno al proprio campanile» scrive Jean Blanchaert, gallerista di arte contemporanea specializzato in vetro e ceramica. «Ogni venti chilometri cambiano l’accento con cui si parla, il profumo e il sapore del vino e quelli del formaggio. Anche la ceramica raffigura magicamente l’anima del luogo dove viene prodotta: ammirando una fiaschetta di Castellamonte si ha l’impressione di sentire l’accento piemontese, di bere un Canavese doc e di assaggiare una fontina; di fronte a un piatto istoriato di Bassano del Grappa ci tornano alla mente il dolce accento veneto, un bicchiere di Merlot e una forma di Asiago; a Grottaglie poi, la ceramica sa di Primitivo di Manduria e di cacioricotta con una buona fetta di pane d’Altamura; ad Ariano Irpino, le scene bucoliche del piatto in maiolica ospitano una mozzarella di bufala accompagnata da Greco di Tufo».
Blanchaert — insieme alla critica e storica del design Anty Pansera e alla critica, curatrice e direttrice didattica del Corso IFTS Ceramica Faenza Viola Emaldi, che è anche ideatrice dell’intero progetto — è curatore di un’affascinante mostra itinerante dedicata proprio alle ceramiche italiane: Grand Tour, titolo che rimanda sia al tradizionale viaggio di scoperta e di formazione che portava nel nostro paese i giovani aristocratici e intellettuali europei tra il ‘600 e l’800, sia il carattere mobile dell’esposizione, nata nel 2014 e da allora costantemente in tour — per l’appunto — dentro e fuori dai nostri confini nazionali (Belgio, Francia, Spagna, Polonia, Svizzera, Croazia).
Organizzata dall’AiCC, l’Associazione Italiana Città della Ceramica che riunisce 45 comuni sparsi tra 15 regioni (dal Piemonte alla Sicilia, dalle Marche alla Sardegna), la mostra è coordinata dal segretario dell’associazione Giuseppe Olmeti, e porta in viaggio più di 170 opere, fatte a mano da artigiane e artigiani che lavorano nelle suddette città della ceramica, tra riedizioni di pezzi storici tradizionali e rivisitazioni contemporanee.
«Un’immersione affascinante in manufatti lontani dalla caducità della moda, ma sempre attuali, degli ever green che sanno rinnovarsi nella continuità: e li si tocca con mano/li si gusta con gli occhi» scrive Pansera nel catalogo che accompagna l’evento, dal quale è tratto anche il precedente intervento di Blanchaert.
Le fa eco Emaldi, che sottolinea come «immergendoci nelle opere del Grand Tour saremo, così, in grado di leggere l’identità che ogni città si è costruita, nei secoli, attraverso la ceramica».
Prima tappa di questo 2021 per il Grand Tour è Firenze, ospitata nella Limonaia Nuova del magnifico Giardino Corsini, nell’ambito di un’altra mostra, Artigianato e Palazzo.
L’inaugurazione è prevista per il 29 maggio 2021. La mostra, allestita usando le medesime casse utilizzate per trasportare le ceramiche, andrà avanti fino al 6 giugno.