Affiche: il catalogo della mostra di Nicoletta Ceccoli a Cremona

Finché se ne stanno al chiuso, al sicuro tra mura amiche e sotto a sguardi di persone già disposte e aperte ad accogliere ciò che troveranno, le mostre d’arte possono sì fare “rumore”, ma si tratta pur sempre di sommovimenti e scosse interne a mondi ristretti e in parte impermeabili, capaci di attutire il baccano — per quanto forte esso sia — senza che “da fuori” ci si accorga di nulla.
Quando invece escono dalle pareti delle gallerie e dei musei per arrivare direttamente in faccia al pubblico, ecco che allora diventano cartine al tornasole di quella che è la società: è pronta a riceverle? Oppure totalmente impreparata?

Quando, lo scorso ottobre, la mostra delle illustrazioni dell’artista sammarinese Nicoletta Ceccoli sono apparse negli spazi di pubblica affissione di Cremona per la nuova edizione di quel magnifico progetto che è Affiche, organizzato dall’associazione culturale Tapirulan, ecco che si sono alzate le voci, poche ma abbastanza forti da farsi sentire ben oltre i confini cittadini.
Qui un esempio. E, sui social, il solito delirio, cavalcato da personaggi politici di una certa parte (ovviamente la destra), tanto che Tapirulan si è sentita in dovere di pubblicare un comunicato per smentire le “fake news” che avevano cominciato a circolare.

Nicoletta Ceccoli, “Affiche”, Tapirulan, 2020
(foto: Frizzifrizzi)

Il fatto è che qualcunǝ — chi in buona fede, chi evidentemente per monetizzare politicamente sulla pubblica indignazione — ha automaticamente fatto l’equazione (sbagliata) illustrazione = per bambinз, ragionamento che porta alla seguente e ancora più errata convinzione che per bambini = semplice, facile, rassicurante.
E quindi le illustrazioni di Ceccoli — conosciuta in tutto il mondo e artista con la rara capacità di rivestire con una patina di ironia pop un lavoro sull’oscurità, l’inquietudine, lo straniamento e l’ambiguità dell’immaginario delle fiabe classiche — sono state lette da quei pochi ma rumorosi individui come pericolose, deviate, assolutamente nocive per gli sguardi idioti di bambine e bambini (perché è così che vengono considerati da chi segue le equazioni di cui sopra).
Dunque il problema è nella lettura. Si può essere analfabeti anche nella comprensione delle immagini, non solo del testo, e la mostra questo ha messo in evidenza: la necessità di lavorare, lavorare e poi lavorare ancora sull’educazione all’immagine. Non solo per dare a tuttз gli strumenti per poter godere della bellezza (poi sì, certo, i gusti sono gusti, ma se non si comprende un messaggio la categoria dell’opinione personale perde ogni valore) ma anche per non dare in mano il timone a chi cavalca e prospera sull’altrui ignoranza.

Ad ogni modo, ormai discese dagli spazi di pubblica affissione di Cremona, dopo aver messo a nudo un problema grande quanto il proverbiale elefante nella stanza, le tavole di Ceccoli sono ora “al sicuro” dentro al catalogo della mostra. Bellissime anche lì, sebbene, ora, riservate solo a quei pochi e a quelle poche che vorranno metterci il naso sopra.

Nicoletta Ceccoli, “Affiche”, Tapirulan, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Nicoletta Ceccoli, “Affiche”, Tapirulan, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Nicoletta Ceccoli, “Affiche”, Tapirulan, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Nicoletta Ceccoli, “Affiche”, Tapirulan, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Nicoletta Ceccoli, “Affiche”, Tapirulan, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Nicoletta Ceccoli, “Affiche”, Tapirulan, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Nicoletta Ceccoli, “Affiche”, Tapirulan, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Nicoletta Ceccoli, “Affiche”, Tapirulan, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
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