Nella notte ci guidano le stelle: CHEAP e Testi Manifesti sulle strade di Bologna per il 25 aprile

Al di là delle celebrazioni ufficiali — dovute e doverose, mi rendo conto, ma impolverate, ingessate nei tricolori, come già mummificate e messe in una teca a ingiallire, anno dopo anno —, è in quelle ufficiose, laterali, spontanee che ogni anno si rinnova il senso del 25 aprile, un senso che va tenuto vivo non solo nella memoria (dove s’annida il rischio di santificare e trasformare in “idolo” laico) ma va “sporcato” d’attualità.

(Mi sono sempre chiesto come faccia un sindaco — metti quello che abbiamo qui a Bologna — a passare con scioltezza dai bei discorsi su partigiani e Resistenza e liberazione, per poi indossare idealmente la divisa dell’autorità e a mandare le forze dell’ordine a sgomberare un centro sociale in cui si fa quotidianamente resistenza contro la speculazione, la gentrificazione, il dissesto sociale e culturare. Ma magari è solo un problema mio di comprensione: sono un animo semplice.)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

Negli ultimi anni, scorrendo all’indietro il mio album fotografico, i 25 aprile sono stati macchie di colore accesso in mezzo al flusso di immagini. Gente, prati pieni, fazzoletti e bandiere rosse, e rosse e nere. Sono stati gioia e vitalità. Ricordo, sì, ma anche fibrillazione per il “qui e ora”, per le istanze dell’oggi nelle quali far risuonare lo spirito del ’45 e mantenerlo caldo, bruciante.
L’anno scorso, invece, due sole foto: quella di me e le mie figlie che andiamo a mettere fiori di carta sulla corona, appesa per strada, che ricorda il partigiano Luciano Proni, detto “Kid”, trucidato il 27 ottobre del ’44 a due passi da casa nostra; e quella della schermata di un video in diretta Facebook con Alessandro Barbero, organizzato dal Collettivo Caciare di Ascoli Piceno — scattai la foto proprio per ricordarmi di quel 25 aprile surreale.

«Se uno fa lo storico, deve guardare i fatti negli occhi. E i fatti sono che le pagine più drammatiche della storia, che hanno emozionato e coinvolto più profondamente la gente, poi, col tempo, si impolverano. E questo succede. Succede inevitabilmente. […] Succederà anche alla Resistenza. Verrà un giorno in cui la Resistenza sarà qualcosa che si studia sul libro di storia […] e susciterà la stessa passione che può suscitare oggi il conte di Cavour» diceva a un certo punto Barbero.

Oggi che la polvere ha già iniziato a posarsi, credo sia dovere di tuttз coloro che si riconoscono nei valori e nello spirito della Resistenza continuare a soffiarci sopra, mantenere la fiamma accesa. Lo si può fare in tanti modi, anche riportando la eco delle canzoni dei resistenti in quello spazio pubblico che ora ci è parzialmente precluso.

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

È questa l’idea del nuovo intervento di CHEAP per le strade di Bologna: un’installazione, il 21 aprile (giorno della liberazione della città), di una serie di manifesti realizzati da Marco Petrucci col suo progetto Testi Manifesti.
Si tratta di elaborazioni grafiche di frammenti di canti di lotta partigiana.
Suggeriti pubblicamente nei mesi scorsi dal folto pubblico di “fiancheggiatori e fiancheggiatrici” di CHEAP, sono stati selezionati dal collettivo bolognese di public art e da Petrucci, e trasformati in nove poster che in questi giorni appaiono negli spazi di pubblica affissione di viale Ercolani, Strada Maggiore, via San Vitale, Piazza San Domenico, via San Giacomo, Piazza San Giuseppe, via Graziano, Corte Galluzzi, via Nazario Sauro e via del Pratello.

Stanno lì — parole pronte a ritornare musica — a ricordare e mantenere vitale una lezione scritta col sangue.
E non è finita qui, perché CHEAP annuncia che in questi giorni sono previste altre azioni: «ci saranno delle sorprese “fuori porta”, in altri Comuni che hanno scelto di ricordare il 25 Aprile con CHEAP» recita il comunicato stampa.

Di seguito le foto dei manifesti, scattate da Michele Lapini (seguitelo, su Instagram, perché sta raccontando, con immagini mozzafiato, quel che succede durante le lotte degli ultimi, alle frontiere e per le strade).

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
co-fondatore e direttore
Mostra Commenti (1)
  1. Vi ho cercato tantissimo fin dai primi manifesti che anni fa sono apparsi in via San Giacomo, ma non sono mai riuscita a trovare un vostro recapito. Abitate in zona San gGiacomo? Io sì. Comunque il vostro indirizzo me l’ha dato una amica di Torino. Bello il giro, vero?Sono innamorata dei vostri poster sulla Resistenza essendo anche la nipote di una Medaglia d’oro e chiamandomi col “secondo nome di battaglia dello zio Francesco” morto a 23 anni a Padova, ma bolognese a tutti gli effetti e comandante di ben due brigate partigiane. Il suo nome era Francesco Sabatucci, da cui il nome dell’ex via “Cirene” in Cirenaica e anche del dormitorio pubblico. Domattina ci porto mio nipote con 23 garofani rossi,quanti gli anni di mio zio
    Vi amo tantissimo
    Franca

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