Eravamo a metà aprile 2020, quindi nel pieno del primo lockdown della prima ondata della prima pandemia che il 99% della popolazione mondiale abbia mai sperimentato in prima persona. All’epoca — che a distanza di 365 giorni, nel ricordo, assume già le forme di una “età dell’innocenza” — l’apprensione iniziale sia era appena tramutata, per alcunз, in vero e proprio panico, e per altrз in un’insofferenza che da allora ha fatto l’altalena tra alti e bassi, seguendo il ritmo dei contagi e dei decreti.
Mentre la maggior parte di noi sperimentava le gioie e i dolori del confinamento domestico, il designer marchigiano Marco Amato lanciava su Instagram un account con l’intento di raccogliere i segni dei repentini cambiamenti interiori ed esteriori del nostro modo di vivere, confidando di trovarli nella (ri)scoperta dei paesaggi domestici, improvvisamente diventati gli unici tra i quali potersi muovere e nei quali poter andare in esplorazione alla ricerca di sé.
Lo chiamò Paesaggi in attesa, e cominciò a ricevere foto da tutto il paese: viste su salotti e cucine, scorci di frigoriferi aperti, tantissime finestre, affacciate sul quasi irraggiungibile mondo esterno, e poi dettagli, prospettive inusuali, composizioni improvvisate, letti sfatti, angolini per ricaricarsi e distendersi, gatti, piante, librerie, dettagli più o meno rivelatori di vite assai differenti le une dalle altre ma accomunate dalla situazione.
In proposito scrissi un articolo, e torno a farlo perché il progetto è ora diventato un libro, che raccoglie ben 233 fotografie, opera di 89 tra autrici e autori. Si tratta di scatti amatoriali, fatti perlopiù con smartphone, senza l’idea né la preoccupazione di fare “la bella foto”, perché il punto, in questo caso, non è la visione d’autore ma il documento, la testimonianza, la condivisione del proprio “paesaggio”, unico eppure simile a tanti altri per quella che è stata — e in parte lo è ancora — un’esperienza collettiva fatta di milioni di solitudini.
208 pagine, accompagnato da due testi critici firmati dalla giornalista e copywriter Emanuela Sabbatini (il suo testo si intitola Teatro domestico, riti, rituali e analogie di realtà) e dal docente Mauro Peroni (Case piene di tempo), il libro si acquista online.