Play to Learn: un podcast in 5 puntate su didattica e design e sul pensiero delle più brillanti menti italiane degli anni ’60 e ’70

Qualche anno fa lessi Scuola di fantasia1, una raccolta di articoli e saggi che Gianni Rodari scrisse tra gli anni ’60 e ’80 su riviste, quotidiani e libri, riflettendo sul tema della scuola e dell’educazione.
Lo lessi e mi incazzai tantissimo. Non con Rodari, ovviamente. Ma col fatto che tutto quel patrimonio di idee, nella scuola odierna, sembra essere andato in parte perduto, così come molte delle riflessioni e dei contributi fondamentali che menti e storie come quelle di Bruno Munari, Enzo Mari, Don Milani, Mario Lodi, Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, tra gli altri, hanno apportato alla discussione attorno all’educazione e alla pedagogia, aspetti cruciali per la “salute” di un paese a livello culturale, sociale, politico ed economico — tutti ambiti in cui l’Italia, ormai da decenni, non sa fare di meglio che arrancare.
Certo, abbiamo molti esempi virtuosi, luoghi in cui ogni giorno si dimostra il contrario, ma si tratta di singole istituzioni, piccoli gruppi, onorevoli eccezioni composte da realtà, reti e individui che operano all’interno di sistemi che non sembrano avere alcun interesse a provare a cambiare passo e far diventare l’eccellenza “sistema”.

(courtesy: Corraini Edizioni)

In quest’ottica, tenere vivo il pensiero e la lezione delle innovatrici e degli innovatori che in Italia hanno innalzato il livello del dibattito attorno a questi temi è doveroso, così come lo è tentare di coinvolgere in questa operazione anche chi sta fuori dalle accademie, dai convegni e dal quotidiano lavoro culturale ed educativo.

Ed è qui che arriva un bel progetto realizzato da Corraini Edizioni per l’Istituto Italiano di Cultura di Londra, con la collaborazione della milanese Radio Raheem. Si tratta di un podcast, che si intitola Play to Learn e si articola in 5 puntate, raccontando alcuni dei personaggi chiave della “rivoluzione” sociale ed educativa iniziata nell’Italia degli anni ’60 e ’70, quando — cito dal sito dell’iniziativa — «personalità come Gianni Rodari, Bruno Munari, Bruno Danese, Jacqueline Vodoz e Enzo Mari hanno condiviso l’idea che occuparsi di bambini sia un modo per dare un contributo alla costruzione di un futuro migliore. Unendo fantasia e progettazione, design e didattica».

Ciascuna puntata è stata costruita da curatrici e curatori differenti — sono il giornalista, maestro, scrittore Alex Corlazzoli, il curatore e ricercatore Damiano Gullì, la docente di Storia dell’arte contemporanea Francesca Zanella, la giornalista e saggista Chiara Alessi, e il designer e docente Pietro Corraini — e si sviluppa con spunti, riflessioni, racconti e interviste con espertз, criticз, curatorз, autorз, artistз e progettistз come Paola Antonelli, Rosellina Archinto, Luciana Bertinato, Marnie Campagnaro, Giovanna Castiglioni, Seymour Chwast, Marzia Corraini, Alessandra Falconi, Beppe Finessi, Francesca Giacomelli, Steven Guarnaccia, Alberto Munari, Vanessa Roghi e Marco Romanelli.

Sono episodi da circa 20 minuti, ovviamente pensati per dare una suggestiva infarinatura, ma accompagnati — sul sito del progetto — da una ricca bibliografia per poi andare ad approfondire.
Oltre alle 5 puntate ci sono anche due “bonus track”: un breve saggio dello psicologo, epistemologo e professore Alberto Munari (oltre che figlio del grande Bruno) intitolato Design, bambini, progetti… e all’inizio anche un po’ di scatole! e una video-intervista a Francesca Zanella, curatrice del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma.

Tutta la serie si può trovare sia su Spreaker che su Spotify.
È un contributo molto prezioso, soprattutto in momento storico come questo, che può diventare occasione per ripensare profondamente il sistema scolastico, non lasciando andar perdute le tante intuizioni dei protagonisti e delle protagoniste della cultura del progetto dell’Italia degli anni ’60 e ’70.

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