Childline: sotto sotto nessuno è normale

Ce lo ricordiamo — giusto? — quel disagio di quando si stava in classe, a testa bassa al proprio posto, cercando chissà come di fabbricarsi un angolino buio e separato dal resto del mondo dove nascondersi in bella vista, celati dall’occhio indagatore dell’Altro, l’occhio che non deve sapere, non deve scoprire il mostro che siamo. E ce lo ricordiamo — pure — ogni gesto impacciato, ogni scatto nervoso che tradisce e rivela: al banco, nei corridoi, all’uscita da scuola. La volontà di farsi invisibile; l’istinto alla fuga: «non devono vedere, non devono neppure immaginare quel che neanche io voglio vedere e immaginare».

Se ce lo ricordiamo, verseremo forse qualche lacrima, magari anche solo di nostalgia (ché quella dimensione interiore, se poi l’abbiamo superata, tende a rimanere appiccicata ai ricordi, e riporta rossori improvvisi, fiamme brucianti dietro allo sterno, draghi velenosi dentro allo stomaco, anche a distanza di anni, come se nel nostro stesso corpo si riattivassero antiche procedure mandate a memoria e mai davvero dimenticate).

Realizzato per Childline, servizio di consulenza britannico che assiste giovani e giovanissimi su temi come l’abuso, il bullismo, i disturbi mentali e i problemi familiari, questo cortometraggio animato in stop motion mostra un ragazzino alle prese con il disagio del sentirsi diverso. La sua pelle, quella che indossa in mezzo agli altri per essere “normale”, non è che una maschera, che però fatica a tenere sotto controllo.

Senza bisogno di dialoghi, e in appena 79 secondi, il filmato colpisce nel segno mostrando come, dopotutto, normale non lo è davvero nessuno.
E quale poteva essere la colonna sonora più azzeccata se non Creep dei Radiohead?

Opera della regista britannica d’animazione Catherine Prowse, il video Childline: Nobody is Normal è frutto di un grande e lungo lavoro di squadra, in parte mostrato in un filmato del “dietro le quinte”.

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